martedì 20 novembre 2007

Col protocollo sul welfare aumenta la spesa pubblica



di Antonio Maglietta - 20 novembre 2007

Sui lavori usuranti «è necessario garantire l'esigibilità di un diritto soggettivo, ed è evidente che sarebbe molto meglio riuscire a garantirlo grazie ad una norma prescrittiva piuttosto che ricorrendo alla delega. Anche sulla seconda questione, che riguarda il lavoro a tempo determinato, è indispensabile garantire la certezza della norma: vale a dire il rispetto dei 36 mesi come periodo di durata massima di applicazione in un rapporto tra stesso lavoratore e datore di lavoro, trascorso il quale il lavoratore deve ottenere la stabilizzazione». Le parole del presidente della commissione Lavoro della Camera, nonché esponente di spicco del partito dei Comunisti Italiani, Gianni Pagliarini, sono chiare e non lasciano adito ad alcun dubbio. Il disegno di legge che recepisce il protocollo sul welfare, già di per sé negativo sotto diversi aspetti, qualora fossero accettate le richieste dall'area comunista/antagonista del centrosinistra, che mirano a riconoscere il diritto soggettivo e a sopprimere il tetto di spesa sui lavori usuranti, rischia di aprire un pericoloso buco finanziario nell'intero sistema pensionistico, mettendo a rischio la sostenibilità dello stesso nel lungo periodo. Nel caso in cui, invece, la mediazione portasse ad un accordo nel centrosinistra e fosse riconosciuto il diritto soggettivo, ponendo però un limite di spesa per finanziare l'operazione, si porrebbero le basi giuridiche per alimentare il contenzioso con la pubblica amministrazione, con grave danno alle casse dello Stato.
In pratica, qualunque sarà la soluzione scelta per dirimere la questione tutta interna al centrosinistra, la previsione sui lavori usuranti determinerà un aumento della spesa pubblica e minerà la sostenibilità del sistema pensionistico. Così come la previsione, ferrea ed inderogabile, che sancirebbe il passaggio automatico al tempo indeterminato di un rapporto di lavoro a termine, dopo 36 mesi continuativi, non determinerebbe altro che un dannoso irrigidimento del mercato del lavoro. La questione più delicata, dal punto di vista politico, sembra essere, però, quella sui lavori usuranti. Sul tema il Ministro del Lavoro ha ribadito che «il tetto massimo di spesa è di 2,8 miliardi di euro nel decennio», bocciando senza mezzi termini, quindi, la proposta del duo Rifondazione e Comunisti Italiani, che hanno chiesto, invece, il riconoscimento di un diritto soggettivo. Tuttavia sul punto la partita è ancora aperta. Lo stesso Damiano, dopo aver chiarito che «è sparito il parametro dei circa cinquemila beneficiari perché è legato al tetto di spesa e all'individuazione delle categorie», ha aggiunto che «l'applicazione della norma parte dal primo gennaio 2008, ma i primi beneficiari saranno nel 2009 e sarà a pieno regime nel 2011».
Il ministro Damiano sta cercando di dire all'ala massimalista del centrosinistra che lui è d'accordo ad eliminare il tetto numerico dei potenziali beneficiari delle norme sui lavori usuranti (5000 persone), ma è indisponibile, anche perché mancano i soldi per farlo, ad eliminare il tetto di spesa che, per inciso, si riferisce all'esborso da sostenere nel caso in cui i lavoratori beneficiati dal provvedimento fossero 5000: se non è zuppa è pan bagnato. Si toglie un tetto numerico per inserirne uno di spesa, che in sostanza non cambia le carte in tavola. Il tutto per permettere a Prodi di dire che l'accordo è stato raggiunto senza alcun aggravio per le casse dello Stato e tentare, quindi, di convincere a votare il provvedimento chi nel centrosinistra vede l'aumento della spesa pubblica come il fumo negli occhi. Sarà curioso vedere se nell'area moderata del centrosinistra, tra quanti dichiarano di avere a cuore la sostenibilità dei conti pubblici del Paese, decideranno di votare questo provvedimento, rendendosi, così, corresponsabili dello sfascio.

Antonio Maglietta

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