sabato 17 luglio 2010

Congelati gli esuberi della Telecom



di Antonio Maglietta
maglietta@ragionpolitica.it

giovedì 15 luglio 2010

Nei giorni scorsi Telecom Italia, con un atto unilaterale, ha preso la decisione di avviare le procedure per 3.700 esuberi, come prima azione di un piano triennale di 6.800 mobilità (di cui 2.300 da piani precedenti e i restanti 4.522 dal piano 2010-2012). Guardiamo i conti dell'azienda: secondo i dati disponibili, c'è la distribuzione dei dividendi, utili per 1,5 miliardi di euro e uno stock di debito stabilmente fermo a 34 miliardi di euro (c'è la volontà di abbassare il debito di 5 miliardi nei prossimi tre anni) nonostante l'azienda abbia già notevolmente ridotto il personale negli ultimi due anni.

Secondo il responsabile delle risorse umane di Telecom, Antonio Migliardi, che in un'intervista a Il Sole24 Ore si è detto sicuro che alla fine si troverà un accordo con i sindacati, i tagli sono necessari. Secondo Migliardi la cessione di quote di mercato, in linea con lo spirito degli interventi di regolazione del settore, e l'innovazione sono i fattori che hanno determinano una fisiologica riduzione del fabbisogno occupazionale.

Il ministro del Lavoro Sacconi si è mosso con prontezza. Mercoledì pomeriggio, nel corso del question time alla Camera dei Deputati, rispondendo a un'interrogazione del gruppo del Popolo della Libertà, firmata dai deputati Baldelli, Cazzola e Moffa, ha affermato che l'intenzione del governo è porre su basi costruttive il dialogo che si è interrotto e che bisogna mettere al centro della questione l'occupazione e il futuro delle telecomunicazioni nel nostro Paese. Ha aggiunto, inoltre, che «la nostra intenzione è di chiedere all'azienda di dare disponibilità per un ulteriore approfondimento circa il piano industriale, gli investimenti relativi alla manutenzione della rete tradizionale, allo sviluppo della rete di nuova generazione».

Sempre nella stessa giornata, il ministro Sacconi, insieme al viceministro Romani, ha riunito intorno a un tavolo le parti sociali per discutere sul tema occupazionale e sulle strategie industriali dell'azienda. L'iniziativa è stata un successo giacché, al termine dei lavori, la Telecom ha deciso di congelare i licenziamenti e aprire il dialogo con la controparte sindacale. Sono stati raggiunti, quindi, almeno tre risultati importanti: c'è stato il blocco temporaneo dei licenziamenti, è stato sanato l'atto unilaterale dell'azienda ed è iniziata una trattativa che mette a confronto le parti sociali per cercare una soluzione equilibrata per tentare di risolvere la vicenda. Secondo l'amministratore delegato della società Franco Bernabè, l'intesa tra Telecom Italia, Governo e sindacati per una trattativa di 15 giorni sulla questione degli esuberi aziendali «è un passo avanti molto importante» e lo stesso Bernabè ha espresso un cauto ottimismo sulla buon esito della trattativa. Insomma, la questione non è stata ancora risolta positivamente ma almeno siamo sulla buona strada.

Giovedì, invece, sempre il ministro Sacconi, rispondendo a un' interpellanza urgente a Montecitorio, firmata da esponenti di diversi gruppi parlamentari di maggioranza e di opposizione, tra cui Boccia (Pd), Baldelli (PdL), Reguzzoni (Lega Nord), Galletti (Udc), Cambursano (IdV), si è augurato che davvero tra quindici giorni «si possa verificare una volontà di tutti i soggetti a muoversi nella giusta direzione, così come mi auguro che nell'arco di quindici giorni il "tavolo Romani" dedicato alle reti di nuova generazione possa approdare ad alcuni primi risultati, e credo che ve ne siano le condizioni, in modo che tavoli tra loro separati, in realtà, possano alimentarsi reciprocamente della buona volontà del più grande gestore e della volontà condivisa di tutti i gestori per costruire per le reti di telecomunicazioni italiane uno sviluppo adeguato, tanto nella parte mobile quanto nella parte fissa, consapevoli tutti che rappresentano, come dicevo all'inizio, il volano determinante per la crescita, e la crescita con occupazione, del nostro Paese».

Secondo l'agenzia di rating internazionale Standard and Poor's, i punti di forza di Telecom Italia sono la leadership nelle linee fisse, nella banda larga e nel mobile e le opportunità di crescita oltreoceano grazie a Tim Brasil. Tra le debolezze del gruppo, secondo l'agenzia, figurano invece l'alta leva finanziaria, uno scenario economico debole con crescenti pressioni competitive e regolatorie, e la struttura dell'azionariato, che contribuisce a continue pressioni verso il pagamento di consistenti dividendi. Telco, la scatola che controlla circa il 22,5% della compagnia telefonica, «esercita di fatto - spiega il report dell'agenzia di rating - una significativa influenza sul gruppo» e questo, secondo gli analisti, rende «più difficile per Telecom Italia diminuire la distribuzione di dividendi e perfezionare la sua flessibilità finanziaria». «L'outlook stabile - si legge nella nota - riflette la nostra visione che Telecom Italia si trovi nella posizione di difendere la sua posizione ancora solida, soprattutto nel segmento delle linee fisse» e di «rafforzare il suo profilo nel segmento mobile». «Anticipiamo anche - prosegue l'agenzia - un impatto positivo del programma di risparmio dei costi». La stabilità della raccomandazione dipenderà anche dalla capacità del gruppo di «mantenere le sue quote di mercato nella telefonia mobile domestica e nella banda larga».

Nel corso degli ultimi anni l'azienda ha ridotto il proprio margine operativo, vendendo partecipazioni e immobili e riducendo personale e investimenti. Tuttavia, grazie agli utili, è riuscita a distribuire dividendi. Qualunque saranno gli sviluppi della vicenda, comunque, resta che i punti di forza dell'azienda, messi in evidenza dal report dell'agenzia di rating Standard and Poor's, contrastano in maniera pericolosa con le debolezze derivanti sia da fattori esogeni (la crisi economica mondiale e la concorrenza) sia, soprattutto, endogeni (alta leva finanziaria, la struttura dell'azionariato che spinge per la distribuzione dei dividendi, l'elevato indebitamento).

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