venerdì 11 dicembre 2009

Più ammortizzatori sociali e innovazione. La risposta del governo alla crisi


di Antonio Maglietta
maglietta@ragionpolitica.it

giovedì 10 dicembre 2009


La crisi sociale in Europa potrebbe aggravarsi nel 2010: è quanto sottolinea la bozza delle conclusioni del vertice dei leader Ue riuniti a Bruxelles. «La situazione economica - si legge nel testo - si è stabilizzata e la fiducia sta aumentando. Le previsioni suggeriscono una ripresa debole nel 2010, seguita dal ritorno di una forte crescita nel 2011. Ma restano incertezze e fragilità - si aggiunge - mentre si prevede che l'occupazione e la situazione sociale si deterioreranno ulteriormente nel 2010». Per questo motivo si ribadisce come «le politiche a sostegno dell'economia devono restare sul terreno ed essere ritirate solo quando la ripresa sarà pienamente garantita».

Secondo il bollettino di dicembre della Banca Centrale Europea, la maggior parte delle stime indica che la crisi finanziaria ha ridotto e continuerà a ridurre la capacità produttiva delle economie dell'area dell'euro ancora per qualche tempo. Per promuovere la crescita sostenibile e l'occupazione saranno necessari un mercato del lavoro flessibile e incentivi al lavoro più efficaci. Occorrono inoltre urgenti politiche di stimolo alla concorrenza e all'innovazione per accelerare la ristrutturazione e gli investimenti e creare nuove opportunità imprenditoriali. Insomma, in questo quadro di luci e ombre diventa fondamentale irrobustire gli ammortizzatori sociali e puntare con decisione alle politiche di stimolo all'innovazione del sistema produttivo nazionale.

Che cosa ha fatto il governo italiano per rispondere a questa esigenza? Ha aggiunto 1 miliardo di euro, con il pacchetto welfare della Finanziaria, ai 16 miliardi di stanziamenti previsti già dallo scorso anno per gli ammortizzatori sociali. In pratica sono le somme previste per il biennio 2009-2010 per gli ammortizzatori sociali ordinari e speciali (24 miliardi, di cui 12 per il 2010) e per gli ammortizzatori sociali in deroga, per i quali, sempre nel biennio, erano previsti 8 miliardi (di cui 4 per il 2010). Il capitolo sugli ammortizzatori in deroga - CIG, mobilità e disoccupazione speciale - figura anche tra le norme inserite nel pacchetto welfare in quanto, oltre a prorogare nel 2010 gli interventi in deroga già disposti nel 2009, serviva una nuova disposizione per intervenire nel 2010 con gli ammortizzatori in deroga su quelle situazioni che presentano problematiche occupazionali per le quali l'attuale normativa non prevedeva alcun intervento. La nuova disposizione consente inoltre di proseguire gli interventi già iniziati negli anni precedenti e non completati. In pratica il governo ha allungato la coperta per venire incontro alle esigenze del maggior numero di persone possibile, ribadendo con i fatti l'intenzione di non lasciare indietro nessuno di fronte alla crisi.

Nella Finanziaria c'è anche una buona notizia per le imprese che fanno ricerca e innovazione, visto che la dotazione per i crediti di imposta è salita a 854 milioni nel 2010. La somma è stata aumentata di 200 milioni per il 2010, mentre, rispetto agli iniziali 65,4milioni, altri 200 sono previsti nel 2011.

Non va poi dimenticato che il 3 agosto 2009 il ministro dell'Economia e delle Finanze, il presidente dell'ABI e le Associazioni dei rappresentanti delle imprese hanno firmato un Avviso comune per la sospensione dei debiti delle piccole e medie imprese verso il sistema creditizio, con l'obiettivo di dare respiro finanziario alle imprese aventi adeguate prospettive economiche e in grado di provare la continuità aziendale. Secondo i dati del ministero dell'Economia, sono state circa 46 mila le domande di sospensione dei debiti delle piccole e medie imprese pervenute al 31 ottobre 2009 e relative alle prime settimane di piena applicazione della moratoria. In un paese come il nostro, in cui la stragrande maggioranza delle imprese ha dimensioni medio-piccole, questo tipo di interventi non solo rafforza il sistema produttivo nazionale ma, soprattutto, salvaguarda i posti di lavoro che queste realtà sono in grado di offrire.

Poi si può sempre discutere circa la possibilità di fare qualcosa di più (anche se l'opposizione non ha presentato alcuna contro-proposta organica rispetto alla Finanziaria del governo), ma è un dato di fatto che il nostro paese ha sulle spalle il macigno di uno spaventoso debito pubblico, e che qualsiasi intervento non può certo prescindere da questo elemento fondamentale.

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