domenica 13 dicembre 2009

Segnali positivi per l’economia italiana



di Antonio Maglietta
maglietta@ragionpolitica.it

venerdì 11 dicembre 2009


Si rafforzano i segnali della ripresa economica a livello globale secondo l'indice Ocse e l'Italia si conferma in cima alla classifica. A novembre l'indice Ocse è salito a quota 101,4 segnalando il rafforzamento della ripresa mentre per l'Italia l'indice migliora a 106,5 con un +1,1 sul mese precedente; su base annuale la crescita dell'indice è addirittura imponente con ben + 12,5 punti, tanto da essere la performance più robusta tra tutti i paesi Ocse. Il valore indica con i numeri e non con le chiacchiere che l'economia italiana è in fase di espansione. Oltre al nostro paese, registrano buoni segnali di ripresa anche Francia, Germania, Canada e Gran Bretagna.

L'indice Ocse registra un miglioramento di 5,7 punti rispetto al novembre del 2008 portandosi a 101,4, in crescita di 8,8 punti per l'area euro a 103,7. Per gli Stati Uniti esso sale di un punto rispetto al mese precedente e di 3,9 punti rispetto a dodici mesi fa, posizionando l'America ancora in fase di ripresa. Frena invece la crescita dell'indice per Cina e India, mentre a ottobre la migliore performance è quella della Russia con un aumento dell'indice di 1,6 punti, ma rispetto a un anno fa l'economia russa accusa una flessione di 1,1 punti. Peggio solo il Brasile con -4,2 su base annuale e +0,7 punti a novembre sul mese precedente.

Questi numeri non possono che spingere il governo a percorrere la strada già intrapresa e cioè quella della stabilità dei conti pubblici, della salvaguardia dei posti di lavoro, della liquidità per le imprese, di un robusto sistema di ammortizzatori sociali che non lasci indietro nessuno in tempi di crisi.

Per capire bene i termini della questione è opportuno spiegare che cosa è quello che viene comunemente definito superindice Ocse. Il superindice, in gergo tecnico CLI (Composite Leading Indicators), è un sistema di vari indicatori che forniscono informazioni economiche qualitative sul futuro, con l'obiettivo di individuare punti di svolta nel ciclo economico. Tuttavia ci sono anche segnali negativi visto che, secondo uno studio condotto dall'Istat sulle esportazioni delle regioni italiane, nei primi nove mesi del 2009, rispetto al corrispondente periodo dell'anno precedente, il valore delle esportazioni italiane registra una flessione del 23,1%, dovuta a consistenti riduzioni tendenziali dei flussi sia verso i paesi Ue (-25,5%) sia, in misura più contenuta, verso i paesi extra Ue (-19,7%). Tuttavia va aggiunto che la dinamica congiunturale, valutata sulla base dei dati trimestrali depurati della componente stagionale, evidenzia, nel terzo trimestre 2009, rispetto al trimestre precedente, variazioni positive delle esportazioni in tutte le ripartizioni. Insomma, anche per quanto riguarda le esportazioni si possono leggere degli elementi positivi visto che, seppur nel medio periodo si registrano segni negativi, nel breve periodo (l'ultimo trimestre) in tutte le regioni appaiano indicazioni positive che fanno ben sperare.

E proprio in materia di made in Italy, punto di forza delle esportazioni del nostro Paese, è stata approvato nei giorni scorsi un disegno di legge alla Camera che mira ad assicurare la tracciabilità dei prodotti del tessile, della pelletteria e del calzaturiero. L'obiettivo è di tutelare i consumatori sul processo di lavorazione e sulla sicurezza di questi prodotti, consentendo di distinguere chiaramente il prodotto realizzato in Italia.

Tutto questo dimostra che le chiacchiere non portano a nulla e che i catastrofisti, nazionali ed internazionali, che ci perseguitano sui media, compresi tutti quegli anti-italiani che provano piacere a pronosticare un futuro buio ed incerto per il nostro Paese, sono stati sbugiardati ancora una volta dai numeri e messi alla berlina per le loro pompose analisi, che sempre più spesso si rilevano gigantesche patacche.

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