giovedì 24 dicembre 2009

Diminuiscono le famiglie finanziariamente vulnerabili


di Antonio Maglietta
maglietta@ragionpolitica.it

martedì 22 dicembre 2009


«Quella che è stata definita come "grande recessione" sembra esser terminata nel terzo trimestre del 2009». E' quanto afferma la Commissione Europea che lunedì scorso ha pubblicato il rapporto trimestrale sull'Eurozona. Da Bruxelles, tuttavia, avvertono che «le prospettive restano incerte in quanto sostenute dal massiccio sostegno fornito dai governi e dalle banche centrali, che alla fine dovrà esser ritirato, mentre dipenderà dal settore bancario aumentare i livelli presenti di prestiti all'economia». Inoltre, sottolinea ancora la Commissione, «il protrarsi, sia pure in modo moderato, dell'aumento nella disoccupazione è fonte di preoccupazione sia sotto il profilo sociale, sia economico».

Da Bruxelles spiegano che «uno dei principali motivi di preoccupazione è il deterioramento del mercato del lavoro». La Commissione ricorda in proposito che «l'occupazione nell'eurozona ha continuato a contrarsi al ritmo dello 0,5% trimestre su trimestre, e la disoccupazione è aumentata al 9,6% della forza lavoro». D'altro canto si aggiunge però che «in confronto alle dimensione del calo economico e nonostante le differenze tra i paesi, l'incremento della disoccupazione è stata minore di quanto temuto». Questo «grazie alle misure attuate per mitigare l'impatto della crisi sui posti di lavoro, in particolare con soluzioni di lavoro flessibile, programmi di lavoro ridotto e chiusure temporanee».

Nel complesso, la Commissione ricorda che «nel terzo trimestre l'economia (dell'eurozona) è cresciuta dello 0,4% rispetto al trimestre precedente, indicando la fine della recessione dopo cinque trimestri negativi consecutivi». Tuttavia, sottolinea ancora la Commissione, «per il 2009 nel suo complesso il pil dovrebbe essersi contratto del 4%, secondo le previsioni d'autunno, il maggior calo dal dalla seconda guerra mondiale».

Insomma, forse non siamo ancora fuori dal tunnel, ed è bene quindi non abbassare la guardia, ma certo la situazione sembra essere in continuo miglioramento. Ad esempio, per quanto rigurada il nostro Paese, l'edizione 2009 del Genworth Index sulla vulnerabilità dei consumatori (creato da un team di esperti del settore e studiosi dell'European Credit Research Institute e del Personal Finance Research Centre dell'Università di Bristol), della Genworth Financial, società internazionale attiva nell'ambito assicurativo facente parte del Fortune 500 del 2008 - (lista annuale compilata e pubblicata dalla rivista Fortune che classifica le 500 maggiori imprese societarie misurate sulla base del loro fatturato), ha evidenziato che l'Italia è al quinto posto per la vulnerabilità finanziaria dei consumatori in Europa. Occupava il primo posto nel 2007 ed il secondo nel 2008.

Sebbene il nostro Paese resti sbilanciato verso la vulnerabilità finanziaria relativa, il suo punteggio di vulnerabilità finanziaria si è assestato sugli stessi livelli del 2007, dato il calo di 18 punti rispetto al 2008 e raggiungendo quota 40. In Italia, la percentuale di famiglie finanziariamente vulnerabili è passata dal 38% del 2008 al 25% del 2009, portando l'Italia in linea con la media generale. Tuttavia non si è rilevato alcun cambiamento significativo nella percentuale di famiglie che godono di sicurezza finanziaria (4%), una percentuale nettamente inferiore alla media europea (7%). Nel 2009 le famiglie italiane hanno beneficiato di un generale miglioramento nella frequenza con cui affrontano le loro difficoltà finanziarie.

La percentuale di famiglie che non hanno avuto mai o quasi mai difficoltà finanziarie è cresciuta dal 29% al 37% e l'indice mostra inoltre uno spostamento generale delle famiglie dal segmento dei pessimisti circa la propria situazione futura al segmento di chi si aspetta che la propria condizione economica rimanga invariata. Valeria Picconi, Managing Director di Genworth Financial per i business Lifestyle Protection e Mortgage Insurance in Italia, ha affermato che «è curioso vedere come in qualche parte d'Europa si è registrata una diminuzione delle difficoltà finanziarie nonostante l'aumento dei tassi di disoccupazione. Ciò fa pensare che alcune delle misure adottate dai governi potrebbero aver avuto un impatto positivo sul benessere finanziario dei consumatori».

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