mercoledì 22 luglio 2009

Via libera alla norma per far emergere il lavoro nero di colf e badanti


di Antonio Maglietta
maglietta@ragionpolitica.it

martedì 21 luglio 2009

E' stato approvato nella Commissione Bilancio della Camera l'emendamento del governo (riformulato) al dl anticrisi che regolarizza il lavoro di colf e badanti. Il datore di lavoro italiano o cittadino di un paese appartenente all'Unione Europea, ovvero il datore di lavoro extracomunitario in possesso del titolo di soggiorno che alla data del 30 giugno 2009 occupava irregolarmente alle proprie dipendenze, da almeno tre mesi, lavoratori italiani o cittadini di un paese appartenente all'Unione Europea, ovvero lavoratori extracomunitari, comunque presenti nel territorio nazionale, e continua ad occuparli, adibendoli ad attività di assistenza per se stesso o per componenti della propria famiglia affetti da patologie o handicap che ne limitano l'autosufficienza, ovvero al lavoro domestico di sostegno al bisogno familiare, può dichiarare, dal 1° al 30 settembre 2009, la sussistenza del rapporto di lavoro all'Inps se lavoratore italiano o cittadino di un paese appartenente all'Unione Europea oppure allo sportello unico per l'immigrazione se si tratta di lavoratore extracomunitario.

La dichiarazione di emersione dev'essere presentata previo pagamento di un contributo forfetario di 500 euro per ciascun lavoratore e non è deducibile ai fini dell'imposta sul reddito. La dichiarazione deve avvenire con modalità informatiche e deve contenere, tra le altre cose:

* a) i dati identificativi del datore di lavoro, compresi i dati relativi al titolo di soggiorno, nel caso di datore di lavoro extracomunitario;

* b) l'indicazione delle generalità e della nazionalità del lavoratore extracomunitario occupato al quale si riferisce la dichiarazione e l'indicazione degli estremi del passaporto o di un altro documento equipollente valido per l'espatrio;

* c) l'indicazione della tipologia e delle modalità di impiego;

* d) l'attestazione per la richiesta di assunzione di un lavoratore addetto al lavoro domestico di sostegno al bisogno familiare, del possesso di un reddito imponibile, risultante dalla dichiarazione dei redditi, non inferiore a 20.000 euro annui in caso di famiglia composta da un solo soggetto percettore di reddito ovvero di un reddito complessivo non inferiore a 25.000 euro annui in caso di nucleo familiare composto da più soggetti conviventi percettori di reddito;

* e) l'attestazione dell'occupazione del lavoratore;

* f) la dichiarazione che la retribuzione convenuta non è inferiore a quella prevista dal vigente contratto collettivo nazionale di lavoro di riferimento.

Si tratta, con tutta evidenza, di una disposizione che tende a far emergere il lavoro nero (italiano o extracomunitario) di chi presta lavoro di cura e/o attività di collaborazione domestica all'interno delle famiglie e non certo una regolarizzazione di massa secondo canoni che non porterebbero alcun beneficio, ma solo tanti aspetti negativi. E' questa la strada giusta, perché il rispetto senza deroghe delle leggi italiane in tema di ingresso e permanenza degli stranieri sul territorio nazionale e l'emersione del lavoro nero rappresentano una spinta positiva nei processi di integrazione degli immigrati. Come ha detto il ministro Sacconi, la vera sfida dell'attuale del governo in materia di immigrazione è quella di «coniugare due canali: la repressione della clandestinità per rendere effettive le norme di regolazione dei flussi, e le politiche di integrazione verso coloro che percorrono le vie della migrazione regolare e si stabiliscono nel nostro paese per un progetto di vita».

Creare un semplice percorso per l'emersione del lavoro nero dei tanti stranieri che prestano la propria attività in tante famiglie italiane, oltre ad essere un atto di civiltà e di rispetto verso queste persone, è anche un segnale positivo da parte del governo verso coloro che lavorano onestamente nel nostro paese. Per creare, infatti, un sistema dove chi sbaglia paga mentre chi si comporta bene viene aiutato nel difficile processo di integrazione, occorrono fatti concreti e la regolarizzazione di un rapporto di lavoro è indubbiamente un passo in questa direzione.

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