venerdì 10 luglio 2009

Le bufale del «Guardian»



di Antonio Maglietta
maglietta@ragionpolitica.it

giovedì 09 luglio 2009


Il giornale The Guardian, in un articolo firmato martedì da Julian Borger, aveva strombazzato la notizia (falsa) di una presunta fuoriscita dell'Italia dal G8 e aveva aggiunto che l'apparato diplomatico Usa avrebbe preso in mano l'agenda del vertice in sostituzione dell'Italia: la prova sarebbe una videoconferenza tra gli sherpa del G8 organizzata dagli Usa. Peccato, per il giornale della sinistra inglese e per i suoi (pochi) estimatori italiani, che la prima notizia sia stata seppellita dall'ilarità di tutte le cancellerie presenti al G8 e che la seconda sia stata ufficialmente smentita mercoledì da Mike Froman. Il funzionario della Casa Bianca, che è anche lo sherpa Usa al G8, ha detto che quanto scritto era «falso» e che la famosa conferenza telefonica «è stata organizzata per preparare il G20 di Pittsburgh a settembre. Questo non ha niente a che fare con il G8».

Al Guardian, tuttavia, intuendo di averla sparata grossa, hanno fatto riprendere carta e penna ai propri giornalisti per correggere il tiro con un nuovo articolo, pubblicato mercoledì a firma Julian Borger e John Hooper. In esso si faceva riferimento al fatto che anche gli inglesi sono stati nell'occhio del ciclone per la preparazione dei lavori del G20: «Britain also came under fire for its organisation of the G20 meeting in London in April, to which the Spaniards, the Dutch, the Thais and the Ethiopians were invited at the last moment. American officials complained that the expanded guest list made the forum more unwieldy and the G20 format less attractive». Resta il fatto che i media hanno dedicato purtroppo poco spazio ai veri temi in agenda, su cui incalzare gli 8 grandi riuniti a L'Aquila, e cioè sulle nuove regole per l'economia mondiale, sull'utilizzo di un modello più efficace di cooperazione economica allo sviluppo tra paesi ricchi e paesi poveri, sulla salute globale, sulla sicurezza alimentare e, soprattutto, sull'accesso all'acqua che, insieme ai temi connessi all'immigrazione, sarà una questione cruciale che, giocoforza, entrerà di prepotenza nelle agende dei governi di tutto il mondo.

Un esempio per i media viene dal mondo della musica. In un comunicato diffuso mercoledì da One, la Ong che rappresenta l'impegno umanitario del leader degli U2 Bono, sono state fornite alcune precisazioni su quanto detto martedì sera sul presidente del Consiglio Silvio Berlusconi durante il concerto che lo stesso Bono ha tenuto allo stadio di San Siro a Milano. Un portavoce di One, infatti, ha detto che le parole del cantante non sono state riportate con accuratezza da alcuni media italiani. In sostanza, Bono ha ricordato di avere avuto divergenze con Berlusconi «per le promesse fatte e non mantenute per i poveri del mondo». Ma ha detto anche di avere rispetto per l'Italia e per lo stesso Berlusconi come persona. «Vorrei che sapeste che non mancherei mai di rispetto al popolo italiano, mai, né mancherei di rispetto al partito del primo ministro, né al primo ministro come persona», ha detto. Un esempio, quello di Bono, di come si può criticare o dissentire sui temi importanti dell'agenda politica mondiale nel pieno rispetto delle persone, dei popoli e dei loro leader democraticamente eletti.

Dulcis in fundo, è sceso in campo in maniera ufficiale anche il presidente americano Barack Obama, che ha chiuso senza possibilità di appello le polemiche di una parte della stampa estera sulla presidenza italiana del G8, esprimendo la gratitudine degli Usa per la «leadership straordinaria» esercitata da Roma in preparazione del vertice dell'Aquila. Parlando mercoledì al Quirinale un'ora e mezzo prima dell'apertura del summit, il presidente americano ha sottolineato che «il governo italiano è un vero, grande amico degli Stati Uniti su tanti temi importanti e Italia e Usa lavorano fianco a fianco». Le belle parole di Obama e quelle di Mike Froman sul governo italiano sono un boccone amaro che gli avversari di Berlusconi in Italia e alcuni anti-italiani all'estero faranno fatica a digerire.

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