lunedì 18 maggio 2009

IMMIGRATI: ALBENGA TRA RONDE DEL SINDACO E TELECAMERE CERCA L'INTEGRAZIONE

Savona, 17 mag. - (Adnkronos) - Albenga, provincia di Savona, 24mila cittadini, 2mila immigrati regolari indispensabili alla sua economia e un numero imprecisato di irregolari e clandestini, e' inquieta. I dati della Prefettura dimostrano che, in realta', la sicurezza nella citta' ligure non e' inferiore alla maggior parte delle citta' italiane, fatto sta che, in attesa di nuove telecamere sulle strade e nei negozi e di ulteriori contingenti di forze dell'ordine, il sindaco insieme agli assessori e i consiglieri della maggioranza di centro-sinistra, in questi giorni, si danno il cambio a pattugliare di notte le vie cittadine, a fianco dei vigili urbani, in una specie di ronda istituzionale "per fare sentire - spiega il primo cittadino Antonello Tabbo' - alla polizia municipale e alla cittadinanza che siamo loro vicini e che vogliamo risolvere il problema della sicurezza".
Entro giugno, infatti, 80 nuove telecamere, ordinate dall'amministrazione comunale, punteranno i loro occhi elettronici sulle vie e le piazze della citta'. E altre verranno installate a cura dei commercianti. Non solo: nuovi contingenti di poliziotti e carabinieri, o addirittura dell'Esercito, potrebbero aggiungersi agli effettivi che sorvegliano le vie della cittadina ligure, alle prese con i complessi problemi dell'immigrazione e della convivenza tra culture diverse. In particolare, a chiedere l'intervento di forze dell'ordine e militari e' stata una delibera votata all'unanimita' dal Consiglio comunale il 5 maggio scorso, al termine di una seduta notturna animata da attacchi e accuse reciproche tra maggioranza e opposizione e da una straordinaria partecipazione di pubblico.
Sicurezza, ordine pubblico, convivenza, sono parole ricorrenti ad Albenga, specialmente dopo l'episodio della notte tra il 25 e il 26 aprile scorso in cui un trentunenne marocchino ha rischiato di perdere la vita soffocato dal fumo dell'incendio della sua abitazione e 12 ragazzi italiani sono finiti in manette. A dare fuoco all'appartamento in cui dormiva lo straniero sono stati, a quanto risulta dalle indagini, alcuni degli italiani, per rappresaglia dopo un rissa, combattuta a colpi di cocci di bottiglia o coltelli, con un gruppo di maghrebini che abita nello stabile incendiato. Motivo della rissa: i ragazzi avrebbero orinato nei vasi di fiori posti sotto il palazzo.
Una vicenda in cui gli stranieri sono soltanto vittime e gli aggressori, forse, hanno agito per bullismo piu' che per odio razziale. Ma che ha riportato l'attenzione su un fenomeno agli albenghesi gia' ben presente, quello degli immigrati.
Carciofo spinoso, asparago violetto, pomodoro cuore di bue e zucchina trombetta sono le glorie ortofrutticole di Albenga che, unica citta' ligure dotata di una vasta pianura, puo' contare, oltre che su turismo, commercio e industrie, su fiorenti attivita' agricole. Centotrenta milioni di vasi con piante aromatiche o fiorite prodotte ad Albenga ogni anno passano l'Appennino, assieme all'olio di oliva e al vino Pigato, per invadere i mercati europei. A lavorare nei campi e nelle serre sono ormai, come nel resto d'Italia, in buona misura gli stranieri.
"La convivenza- dichiara il sindaco Tabbo' - comporta certo dei problemi che pero' non si risolvono con battute da bar padano, per usare un'espressione dell'ex ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu.
Noi abbiamo fatto il possibile, ho emesso cinque ordinanze sull'ordine pubblico. Siamo intervenuti per impedire rifugi e accampamenti illegali, e per adeguare manutenzione del verde e illuminazione
pubblica. Entro giugno verranno installate altre 80 telecamere, carabinieri, polizia e vigili urbani stanno facendo un ottimo lavoro e noi abbiamo chiesto al Governo dei rinforzi, anche l'Esercito, se le forze di polizia non bastassero. I militari sarebbero benvenuti, Albenga ha avuto a lungo una grande caserma, le nostre ragazze sono cresciute tra i fischi dei soldati. Si fa quello che e' possibile fare a livello locale, poi ci sono problemi, come quello della certezza della pena, che vanno oltre le nostre responsabilita'".
"Gli immigrati - sottolinea il sindaco - sono nella stragrande maggioranza persone perbene, che qui lavorano e senza di loro la nostra economia non reggerebbe. Alcuni, tra irregolari e clandestini, non vivono onestamente e vanno isolati. Ma non diciamo che la citta' si trova in una situazione di pericolo. Non e' vero. Gia' la scorsa campagna elettorale era stata giocata sul tema della sicurezza, ora si continua, con un'enfatizzazione che distorce l'immagine di Albenga e rischia di provocare intolleranza tra i cittadini. Il fatto e' che questa e' l'unica citta' di una certa dimensione e con notevoli risorse economiche del Ponente ligure amministrata dal centro-sinistra. E' un boccone ghiotto, e per arraffarlo non si ci si fanno tanti scrupoli. E invece dovremmo lavorare tutti insieme, con serenita'. Occorre dialogo, dialogo, dialogo".
"Se fosse solo per le nostre denunce - replica Rosy Guarnieri - consigliere comunale della Lega Nord - non si spiegherebbe il comportamento della Giunta, che emette ordinanze, fa le ronde, chiede l'Esercito. La verita' e' che il problema esiste da tempo (la nostra prima mozione sul tema risale al novembre 2005) non e' stato affrontato e ora la situazione e' sfuggita di mano agli amministratori, che si trovano in uno stato confusionale. Si e' lasciato che irregolari e clandestini si stabilissero in citta' senza muovere un dito. Ora sono tantissimi, il doppio o il triplo dei regolari, nessuno lo sa con certezza. Per fare un esempio, noi della Lega abbiamo la sede nel centro storico, nel palazzo accanto al nostro e' un via vai continuo di stranieri. Ma ufficialmente non risulta nessuno straniero residente in quello stabile".
"Ci sono zone della citta', come viale Pontelungo e via di Mille trasformate in casbah - aggiunge l'architetto Roberto Schneck - consigliere del Pdl - dove il passante ha paura. Perche' si sono lasciati addensare call center e altri centri di aggregazione, senza alcun criterio urbanistico. Una vicenda che fa capire tante cose e' quella delle panchine. In certe zone le panchine sono diventate di uso esclusivo degli stranieri, che le usano anche per dormire o addirittura per avere rapporti sessuali. Molti cittadini hanno protestato, e cosa ha fatto la Giunta? Ha tolto le panchine. Ci sono state altre proteste, e le panchine sono state rimesse. E tutto e' tornato come prima".
"La nostra citta' non puo' essere rappresentata come il Bronx - sostiene Lorenza Giudice, presidente di Ascom Confcommercio di Albenga - non e' piu' pericolosa di tante altre. Ma non possiamo neppure negare che certe cose avvengano. Alcuni negozi negli ultimi tempi hanno subito furti, anche due o tre volte, si sono avuti atti di vandalismo, vetrine rotte. La verita' e' che Albenga sta cambiando, da paese e' diventata citta', e deve misurarsi con problemi che prima non conosceva e altrove sono ben noti. Uno e' quello degli stranieri non in regola. I regolari lavorano onestamente e alcuni sono anche titolari di esercizi commerciali, che gestiscono con dignita' e serieta'. Ma ci sono anche gli altri, quelli non in regola. Bisogna affrontare le difficolta' con misure concrete. Confcommercio, per esempio, ha elaborato un progetto con cui si assume il ruolo di coordinatore delle nuove telecamere che ciascun esercizio installera' utilizzando i fondi regionali. Le metteremo a sistema, integrandole con quelle pubbliche".
Dati oggettivi sulla situazione vengono dalla Prefettura di Savona, che ha elaborato un rapporto sulla sicurezza in citta' negli ultimi due anni. Il documento precisa che la situazione dell'ordine e della sicurezza pubblica nella citta' di Albenga e' notevolmente migliorata rispetto agli anni precedenti. I dati statistici mostrano una sensibile diminuzione del numero complessivo dei delitti consumati (-8,92%) e un lieve aumento di quelli scoperti (nel 2007 il 24,32 % - nel 2008 il 25,31 %). 6 - In forte aumento, tra la popolazione locale, senza distinzione di sesso ed eta', e' il consumo di cocaina, che permette comunque di condurre una normale vita sociale. Tra i giovani e i giovanissimi l'hashish e la marijuana sono gli stupefacenti piu' comuni e in auge.
Sono in corso, "oltre alle quotidiane azioni di contrasto, importanti operazioni relative al traffico di sostanze stupefacenti che hanno confermato il percorso dei rifornimenti nella zona". Aumento del consumo di droga, calo di furti e rapine, una numero di reati non diverso in proporzione da quello rilevato in tante altre realta' italiane: questo emerge, in sostanza, dal rapporto della Prefettura.
Che apre anche uno spiraglio tale, forse, da fare capire l'allarme dei cittadini, a dispetto delle statistiche. La popolazione del luogo - sottolinea il Rapporto - e' particolarmente sensibile ai fenomeni di degrado sociale (spaccio di droga e presenza di tossicodipendenti), ai fatti in cui rimangono vittime le categorie piu' deboli della cittadinanza (furti e truffe in danno di anziani, reati contro minori, ecc.) e a tutti i diversi comportamenti di prepotenza nei confronti della persona, di violazione alla proprieta' e mancanza di rispetto per la cosa pubblica''.
"Sono proprio gli attriti che nascono dalla vita quotidiana, gli episodi che magari non vengono registrati come delitti, come gesti di maleducazione, mancanza di rispetto per gli spazi pubblici, o malintesi nati da diversita' di culture - spiega Antonio Maglietta, consulente che lavora nel settore del diritto dell'immigrazione - a causare piu' spesso difficolta' di convivenza e integrazione e, quindi, malessere da parte di chi arriva e di chi accoglie. Il fatto e' che la percezione della realta' da parte di una popolazione e' sempre piu' ampia di quanto puo' riportare una statistica".
"Secondo il rapporto Ocse-Sopemi International Migration Outlook - riferisce - il 30% circa di chi vive nei Comuni con oltre diecimila abitanti considera l'immigrazione un problema di ordine pubblico in quanto causa dell'aumento della criminalita', mentre il 10,8% arriva a considerarla una minaccia. Questo non significa che siamo diventati tutti razzisti. Vuol dire che, ovunque, convivere tra gruppi diversi (diversi per cultura non per razza), e' difficile. Non per nulla in Europa i modelli di integrazione sono tutti falliti, basta vedere quello che accade nelle periferie di Parigi o di Londra. Non ci sono - prosegue Maglietta - modelli da seguire e non c'e' una soluzione unica: bisogna mettere in campo tutte le possibili azioni di integrazione, tanti piccoli interventi, nella scuola, nel lavoro, nel tempo libero. Sperimentare. E non aspettarsi tutto dal governo centrale. Dall'analisi dei dati di Albenga emerge un encomiabile lavoro delle forze dell'ordine. Mi domando, pero', quanto sia stato fatto a livello locale. Per esempio, in ogni provincia italiana esiste un consiglio territoriale per l'immigrazione, coordinato dal Prefetto, in cui sono presenti enti locali, forze dell'ordine, parti sociali. Deve monitorare il fenomeno e suggerire misure da intraprendere. Sarebbe uno strumento utile, ma quasi ovunque viene utilizzato poco e male. Che cosa hanno fatto ad Albenga? Il consiglio e' stato attivato?'', si chiede Maglietta.
Nella citta' ligure il rappresentante del Comune nel consiglio e' l'assessore Simona Vespo: fa sapere che l'organismo da tempo non si riunisce. Dei problemi relativi all'immigrazione ultimamente ha trattato il sindaco con il Prefetto. "Inoltre - prosegue Maglietta - bisogna accertare il numero effettivo di irregolari e clandestini: sono soprattutto loro a produrre reati, comportamenti fastidiosi. Non dimentichiamo che i regolari commettono, in proporzione, tanti reati quanto gli italiani. E comunque, gia' il numero dei regolari e' alto, sfiora il 10%''.
Secondo Eraldo Ciangherotti - presidente del Centro Aiuto Vita Ingauno, associazione della Caritas diocesana a sostegno della maternita' disagiata, frequentato soprattutto da donne immigrate, ''ad Albenga manca una vera progettualita' sociale nell'ambito dell'immigrazione, che si occupi degli stranieri che da noi oggi vivono e lavorano. Al di la' degli appuntamenti sulla questione sociale, promossi dal Comitato delle Pari Opportunita', non mi risulta che in citta' siano stati realizzati a tutt'oggi da questa amministrazione seri progetti sociali in grado di impedire lo sviluppo di pregiudizi nei confronti degli extracomunitari".
"Abbiamo bisogno - conclude Ciangherotti- di un impegno delle istituzioni locali immediato, forte e deciso. E' necessario costituire e rendere operativi dei comitati locali misti tra cittadini e extracomunitari per mettere a punto efficaci proposte strategiche di integrazione a tutti i livelli di interesse pubblico, dal lavoro al divertimento, dallo sport alle manifestazioni culturali e turistiche.
Soltanto attraverso un costruttivo percorso di integrazione sociale, scandito da regole chiare e condivise all'interno dell'amministrazione cittadina, e' possibile arrivare ad inquadrare gli stranieri, in Albenga, come una autentica risorsa e non come un peso o un limite sociale'', conclude.

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