mercoledì 20 maggio 2009

Caso Unhcr: serve buon senso, non chiacchiere inutili


di Antonio Maglietta
maglietta@ragionpolitica.it

martedì 19 maggio 2009

Non si placa la polemica tra l'Italia e le Nazioni unite sul tema dei rimpatri dei clandestini. Lunedì scorso l'Alto commissariato Onu per i Rifugiati, Antonio Guterres, ha definito «negativi e infondati» i commenti rivolti all'Unhcr e «a singoli funzionari da un esponente del governo italiano». Il governo italiano non cede e resta compatto nel dire che l'Unhcr sbaglia nel criticare duramente l'Italia sui riaccompagnamenti.

Non esiste un caso La Russa-Unhcr e l'Italia chiederà alla Libia di riconoscere a tutti gli effetti l'ufficio dell'Alto Commissariato dell'Onu per i Rifugiati presente sul suo territorio. Lo ha detto il ministro degli esteri Franco Frattini nel corso di un incontro su immigrazione ed Expo 2015 a Milano. Il ministro ha ricordato che l'alto commissariato dell'Onu ha un ufficio in Libia, ma manca di un «accreditamento formale». «Sosterremo con forza il riconoscimento di questo ufficio - ha detto Frattini - e inoltre chiederemo a Tripoli che l'Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim) organizzi con fondi europei programmi di rimpatrio degli immigrati dalla Libia ai loro Paesi di provenienza».

Insomma, il nostro governo non vuole certo peccare di inumanità ma solo agire come sempre con il massimo buon senso in una vicenda che per certi versi sta sfiorando il ridicolo viste le posizioni espresse da alcuni funzionari dell'Unhcr. Infatti non risultano prese di posizioni analoghe da parte dell'Alto commissariato Onu per i Rifugiati nei confronti di altri Stati europei non certo teneri nella salvaguardia delle loro frontiere come Spagna, Francia e Grecia. E' bello pontificare sul cosa fare dalle comode poltrone dell'Onu (diverso il discorso per quei tanti uomini e donne delle organizzazioni Onu impegnati seriamente in zone difficili del mondo e a sostegno di chi soffre). Molto più difficile è invece cercare di regolare al meglio, sul campo e con responsabilità dirette, i flussi degli immigrati e di respingere o espellere chi viola le leggi che disciplinano l'ingresso legale nel nostro paese. E' opportuno comunque fare dei distinguo e delle precisazioni perché temi così complessi e articolati non possono essere trattati con sufficiente genericità.

In sostanza l'Unhcr contesta all'Italia una politica troppo dura nei respingimenti dei clandestini, affermando che non si terrebbe conto di coloro che avrebbero i titoli per la richiesta del diritto di asilo. La Costituzione Italiana all'art.10, comma 3, sancisce che «lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge». In Italia non esiste una legge organica che disciplini il diritto di asilo.

I richiedenti asilo sono persone che, trovandosi fuori dal Paese in cui hanno residenza abituale, non possono o non vogliono tornarvi per il timore di essere perseguitate per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o per le loro opinioni politiche. Possono richiedere asilo nel nostro Paese presentando una domanda di riconoscimento dello «status di rifugiato». Secondo il «Rapporto annuale del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. Anno 2007/2008», sono 6.284, tra richiedenti asilo e rifugiati, le persone accolte nel 2007 dal Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar), costituito dalla rete degli enti locali che realizzano progetti territoriali di accoglienza, con le risorse del Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell'Asilo.

Il problema dei richiedenti asilo c'è e non si può certo banalizzare, ma lo stesso rigore si deve avere nel rispetto delle leggi di questo Paese e della sua integrità, che certo non può essere messa a rischio dalle direttrici, sempre più affollate, dell'immigrazione illegale. E allora come sempre occorre dare spazio al buon senso. Come ha giustamente ricordato il ministro Frattini in Libia c'è già un ufficio dell'Alto Commissariato dell'Onu per i Rifugiati e mancano solo alcune formalità burocratiche per attivarlo. La Libia si faccia carico di questa incombenza e collabori con l'Unhcr visto che ne può trarre solo benefici in termini di migliore gestione dei flussi di persone in transito nel proprio territorio. Allo stesso tempo l'Ue incominci a fare la sua parte nelle politiche di prevenzione e repressione del fenomeno dell'immigrazione clandestina e per promuovere una equa distribuzione tra tutti i paesi europei dei richiedenti asilo e, soprattutto, dei richiedenti protezione internazionale (persone che hanno presentato richiesta di protezione internazionale e sono in attesa della decisione sul riconoscimento dello status di rifugiato o di altra forma di protezione).

Ed infine un appello ai singoli funzionari delle istituzioni internazionali che, invece di esternare a mezzo stampa, farebbero bene a collaborare «attivamente» alla risoluzione del problema e ad usare carta e penna, il telefono o l'email per interloquire con gli organi di governo nazionale, evitando inoltre di assumere posizioni capziose e poco rispettose dell'encomiabile lavoro svolto dai nostri militari nella salvaguardia delle frontiere nazionali e nelle operazioni di soccorso in mare delle persone in difficoltà.

Nessun commento:

Google