martedì 27 gennaio 2009

Caso Battisti: l’Italia non accetta lezioni di democrazia



di Antonio Maglietta
maglietta@ragionpolitica.it

martedì 27 gennaio 2009

La richiesta del procuratore generale brasiliano alla Corte suprema di archiviare il processo di estradizione di Cesare Battisti è «inaccettabile» ed è per questo motivo che il Governo italiano ha deciso di richiamare l'ambasciatore a Brasilia. E' quanto ha spiegato martedì il ministro degli Esteri, Franco Frattini, a margine di un convegno sulla Shoah.

Per il titolare della Farnesina, quella del procuratore Antonio Fernando de Souza è stata una «decisione molto grave» perché l'Italia aveva «auspicato un ripensamento, una riflessione approfondita». «Il fatto di decidere soltanto dopo 48 ore senza avere valutato con quella profondità che avevamo auspicato - ha osservato - ci sembra un po' un "non voler decidere" e coprire pienamente e semplicemente la decisione politica del ministro della Giustizia» (Il 13 gennaio 2009, infatti, il Brasile ha deciso di accordare lo status di rifugiato politico a Cesare Battisti. Il ministro della giustizia Tarso Genro ha motivato la decisione sul fondato timore di persecuzione del Battisti per le sue idee politiche, nonché sui dubbi espressi sulla regolarità del procedimento giudiziario nei suoi confronti. Il ministro della giustizia brasiliano aveva affermato, in una intervista al Folha de Sao Paulo, che: «una delle motivazioni principali nella concessione dell'asilo dimora nel fatto che il condannato non abbia avuto diritto alla difesa. Lo Stato italiano afferma che sì. Ma secondo il nostro giudizio, Battisti non ha avuto diritto ad una difesa ampia»).

«Questo - ha sottolineato Frattini - è inaccettabile, quindi convochiamo l'ambasciatore d'Italia qui a Roma per consultazioni sulla vicenda, voglio capire anche da lui quali sono le strade» da seguire. Il Brasile, ha detto ancora il ministro, è «un Paese amico dell'Italia da sempre». «Proprio per questo non ce lo aspettavamo, da qui - ha concluso Frattini - la gravità della nostra risposta».

L'ottima decisione di Frattini è stato un gesto inevitabile. L'Italia non può accettare passivamente lezioni di democrazia e la scelta del titolare della Farnesina formalizza in un atto l'indignazione degli italiani e dimostra la forte determinazione del governo sul punto in questione. Non è una questione di poco conto perché qui viene messa in discussione la credibilità della nostra democrazia e del nostro sistema giudiziario in materia di lotta al terrorismo interno. Cesare Battiti è un assassino che deve scontare la sua pena in Italia. Il giudizio su quello che ha fatto l'ex componente dei Proletari Armati per il Comunismo (PAC) spetta al sistema giudiziario del nostro paese (che peraltro si è già espresso) e certamente non ad altri.

Lo stesso Battisti, all'epoca della sua latitanza in Francia, presentò un ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo contro la sua estradizione in Italia che venne dichiarato inammissibile dalla stessa Corte nel dicembre del 2006 in quanto manifestamente infondato (INFORMATION NOTE No. 92 on the case-law of the Court December 2006, Battisti-France, Decision 12.12.2006 - Section II. La stessa Corte motivò così la sua decisione: «The applicant had patently been informed of the accusation against him and of the progress of the proceedings before the Italian courts, notwithstanding the fact that he had absconded. Furthermore, the applicant, who had deliberately chosen to remain on the run after escaping from prison, had received effective assistance during the proceedings from several lawyers specially appointed by him. Hence, the Italian and subsequently the French authorities had been entitled to conclude that the applicant had unequivocally waived his right to appear and be tried in person. The French authorities had therefore taken due account of all the circumstances of the case and of the Court's case-law in granting the extradition request made by the Italian authorities: manifestly ill-founded)».

Qualificare Battisti come un perseguitato politico non è solo un atto di per sé vergognoso ed oltraggioso per le istituzioni italiane ma è un vero e proprio insulto alle vittime del terrorismo in Italia. Forse le autorità brasiliane non hanno calcolato bene il pericolo della strada intrapresa con la decisione assunta sul caso-Battisti visto che il Brasile corre il rischio di trasformarsi in terra di sicuro rifugio per i terroristi di tutto il mondo. E' bene sapere poi chi sta con chi e cioè chi decide di salvaguardare gli interessi delle famiglie delle vittime del terrorismo e chi, invece, quelle dei carnefici peraltro mai pentiti.

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