giovedì 13 novembre 2008

Stabilizzazioni nel pubblico impiego. Le novità di Brunetta



di Antonio Maglietta - 13 novembre 2008
maglietta@ragionpolitica.it

Secondo l'ultimo conto annuale della Ragioneria Generale dello Stato, relativo al 2007, il numero dei dipendenti pubblici in Italia è pari ad un totale di 3.572.746. Rispetto agli anni precedenti si registra un calo sul totale degli impiegati pubblici: -0,72% rispetto al 2005 e -1,19% rispetto al 2006. Diminuiscono i lavoratori con contratto a tempo indeterminato (-0,68% rispetto al 2005 e -0,35% rispetto al 2006) e di contro aumentano quelli con contratto flessibile (116.804 nel 2007: +7,81% rispetto al 2005 e + 2,48% rispetto al 2006). Il personale stabilizzato nel 2007 (in base alla Finanziaria del governo Prodi), che nel conto annuale rientra nella voce «personale a tempo indeterminato» ed in parte in quella «lavoratori dipendenti con contratti flessibili», è pari a 10.982 unità. Poco rispetto alle enormi aspettative alimentate irresponsabilmente dalla propaganda di sinistra che - è bene ricordare - voleva far credere all'opinione pubblica che l'intervento normativo, come una bacchetta magica, avrebbe posto fine al precariato nel pubblico impiego.

Oggi, purtroppo, quella stessa propaganda attacca l'ottimo ministro Brunetta, reo di aver previsto solamente un anticipo di sei mesi del termine entro il quale procedere con le stabilizzazioni; termine che è stato posto proprio dal governo di centrosinistra. «Il ministro Brunetta nega il licenziamento di 60 mila lavoratori, definendo la nostra "cattiva e fuorviante informazione", ma il Ddl 1167, ora in discussione al Senato, è chiaro: le amministrazioni pubbliche, dal prossimo 30 giugno, dovranno fare a meno di 60 mila lavoratori precari», ha dichiarato il responsabile del dipartimento dei Settori Pubblici della Cgil Nazionale, Michele Gentile. Fa bene Brunetta a definirla «cattiva e fuorviante informazione». Infatti il predecessore di Brunetta, l'ex ministro Nicolais, nella direttiva n. 5/2008, aveva prima candidamente ammesso il pasticcio fatto con la questione delle stabilizzazioni («Le disposizioni speciali in materia di "stabilizzazione" dettate dalla legge 26 dicembre 2006, n. 296 - legge finanziaria 2007 - derogando al principio costituzionale del concorso pubblico come modalità di accesso all'impiego nelle pubbliche amministrazioni, hanno segnato significativamente la normativa sul reclutamento ordinario del personale nelle amministrazioni pubbliche») e poi, a pagina 4, aveva chiarito che «la normativa in argomento ha carattere transitorio ed eccezionale». E' stato il governo di centrosinistra, con le sue Finanziarie, a circoscrivere agli anni 2008 e 2009 la possibilità di ammettere alle procedure di stabilizzazione il personale in possesso dei requisiti prescritti dalla legge. Senza contare, poi, che lo stesso governo ha coperto l'intervento con una somma risibile e comunque inadeguata rispetto all'impegno preso.

Cosa ha fatto, invece, il ministro Brunetta? Il disegno di legge citato dall'esponente della Cgil, grazie ad alcuni emendamenti inseriti nel passaggio del testo alla commissione Lavoro della Camera, prevede l'avvio di un monitoraggio capillare su tutte le tipologie di contratto a tempo determinato vigenti e le relative modalità di assunzione adottate dalle singole amministrazioni, nonché sul numero di vincitori di concorso in attesa di assunzione. Le amministrazioni, inoltre, dovranno comunicare al Dipartimento della Funzione Pubblica tali dati entro il mese di maggio (art. 7, comma 7 del ddl 1167 in discussione al Senato). Una eccellente disposizione, che va a sanare un grave errore commesso dal governo di centrosinistra, che aveva fatto la norma senza sapere nel dettaglio il numero dei possibili beneficiari (il personale con i requisiti di legge) e di coloro i quali rischiavano di essere scavalcati ed ulteriormente penalizzati (i vincitori di concorso in attesa di assunzione che, grazie ad un emendamento dell'onorevole Simone Baldelli inserito nel passaggio del testo in questione alla Camera, avranno priorità per l'assunzione rispetto al personale assunto a tempo determinato). Infatti, nel corso dell'audizione del 30 maggio 2007, l'allora ministro Nicolais, nell'ambito dei lavori della XI Commissione della Camera «Sulle cause e le dimensioni del precariato nel mondo del lavoro», a precisa domanda, aveva risposto: «Il numero è difficile da definire, innanzitutto perché non tutti intendono il precariato allo stesso modo: molti si considerano precari all'interno della pubblica amministrazione anche se, ad esempio, hanno avuto un contratto a progetto di un anno».

Insomma, il centrosinistra, con le sue norme pasticciate, ha solo irresponsabilmente stabilizzato le aspettative dei precari, e non il loro posto di lavoro, e creato il caos nelle modalità di accesso al pubblico impiego, calpestando, tra le altre cose, su sua stessa indiretta ammissione certificata dalla citata direttiva n. 5/2008, l'articolo 97 della Costituzione, il quale recita chiaramente: «Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge».

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