lunedì 10 novembre 2008

Sindacati e immigrazione



di Antonio Maglietta - 8 novembre 2008
maglietta@ragionpolitica.it

«La legge Bossi-Fini è moralmente e socialmente una schifezza». Così si è espresso mercoledì il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, a Roma, dal palco dell'assemblea dei quadri e dei delegati sull'attuale legge sull'immigrazione. «Chi ti ha aiutato in anni buoni paga due volte per la crisi perché perde il lavoro ed è costretto a tornare a casa», ha aggiunto, ribadendo la richiesta del sindacato di «sospendere per due anni, per il tempo necessario a che passi la bufera, la legge Bossi-Fini». Insomma, Epifani ha insistito con la sua proposta e l'ha inquadrata in un pacchetto di richieste da fare al governo: riduzione del prelievo fiscale sui salari e sulle pensioni nel prossimo biennio, immediata agevolazione nella ricontrattazione dei mutui, utilizzo delle risorse destinate alla detassazione degli straordinari sul fronte del lavoro precario ed infine, appunto, congelamento della legge Bossi-Fini per due anni.

Ma perché tutta questa agitazione sull'immigrazione? Secondo il Dossier Statistico Immigrazione Caritas-Migrantes 2008 gli stranieri iscritti ai sindacati confederali sono 814.311, ossia il 5% del totale degli iscritti ed il 12% degli iscritti attivi (senza cioè tenere conto dei pensionati). Nel 2003 i sindacati confederali contavano 334.000 iscritti stranieri (131.000 la Cgil, 128.000 la Cisl e 75.000 la Uil) e questo vuol dire che nell'arco di soli 5 anni l'incidenza degli stranieri sul totale degli iscritti è più che raddoppiata.

Quanti soldi portano gli stranieri nelle casse della «Triplice»? Il tema è scivoloso: non può essere data una informazione certa visto che, come tutti sappiamo, i sindacati non sono tenuti a rendere pubblici i propri bilanci. Tuttavia, contando trattenute sindacali e attività di Caaf e Patronati rimborsate dallo Stato, secondo una inchiesta fatta da Stranieri in Italia (importante ed autorevole casa editrice specializzata in prodotti e servizi editoriali per gli stranieri residenti in Italia), nel 2005 i sindacati confederali avrebbero incassato circa 55 milioni di euro grazie agli iscritti immigrati, contando però su una platea di 334.000 persone. Visto che, secondo gli ultimi dati ufficiali, le iscrizioni degli stranieri alla «Triplice» sono più che raddoppiate rispetto a quelle su cui si basava il calcolo fatto da Stranieri in Italia, il flusso di denaro oggi dovrebbe superare ampiamente i 100 milioni di euro all'anno. C'è da segnalare, tuttavia, che la citata inchiesta del 2005 portò ad una replica dei sindacati e ad una controreplica di Stranieri in Italia.

Ma non c'è, ovviamente, solo il tema degli introiti a giustificare il sempre maggior peso delle tematiche relative all'immigrazione nell'ambito delle iniziative sindacali. Un'altra questione di fondo è data dal fatto che gli immigrati potrebbero rappresentare per i confederali, vista la loro presenza sempre più massiccia nella società italiana e la loro crescente incidenza negli iscritti ai sindacati, una risorsa su cui investire per le future lotte di piazza, per continuare ad avere visibilità e potere di incidere sulle dinamiche relative allo sviluppo del paese. Non a caso, in uno studio redatto da Franco Bentivogli e Maria Immacolata Macioti, pubblicato sul sito della Uil, si segnalava che «naturalmente questa accresciuta presenza pone anche problemi nuovi al sindacato, sia sul piano organizzativo, per quanto riguarda le risorse, sia su quello politico, per quanto riguarda la composizione delle rappresentanze e le modalità di formazione della decisioni».

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