giovedì 5 giugno 2008

Immigrazione: il Governo si muove mentre gli altri fanno solo polemiche



di Antonio Maglietta - 5 giugno 2008

Nei giorni scorsi, in maniera del tutto immotivata, sono sorte alcune polemiche sulla prossima introduzione, nel nostro ordinamento, di una serie di norme per combattere il fenomeno dell'immigrazione clandestina. Come se in Italia ci fossero o si volessero comunque promulgare delle leggi estranee allo spirito che ispira le norme di specie degli altri paesi europei. Innanzitutto va detto che il provvedimento non è ancora operativo ed è contenuto in un disegno di legge del governo. E non a caso l'esecutivo ha scelto di inserire la norma in un disegno di legge e non in un decreto, facendo peraltro benissimo, proprio perché l'introduzione di nuove disposizioni di carattere penale nell'ordinamento è sempre un passaggio delicato per il quale è auspicabile il «bagno» parlamentare preventivo rispetto all'immediata operatività della norma.

Il reato di immigrazione clandestina non è certo una novità nel panorama europeo, visto che, seppur con alcune differenze da paese a paese, è già una realtà in Francia, Germania, Regno Unito e Svezia. Guarda caso, i paesi che, insieme a Spagna e Italia, sono quelli con il più alto tasso di immigrati in Europa. In Francia, non l'ingresso ma la permanenza irregolare è punita con il carcere fino ad un anno e con una multa che può arrivare a 3.750 euro, oltre al divieto di reingresso nel paese per tre anni, mentre nel Regno Unito, ad esempio, l'ingresso illegale è punito con un'ammenda o con la reclusione per non più di sei mesi, o con entrambi a seconda dei casi. Insomma, il reato di immigrazione clandestina non è certo una novità in Europa e, anzi, è già uno degli strumenti usati dai paesi più interessati dal fenomeno dell'immigrazione di massa, con l'idea che sia uno dei mezzi a disposizione per meglio regolare gli ingressi e marcare sempre più i confini tra regolari ed irregolari. Una questione fondamentale per coniugare sicurezza ed integrazione, visto che la clandestinità, come segnalato da tutti gli ultimi studi e rilevamenti statistici (vedere ad esempio l'ultimo Rapporto annuale dell'Istat), porta inevitabilmente con sé, per diversi motivi, un tasso di criminalità enormemente maggiore rispetto alla condizione di regolarità (la media dei reati commessi da questi ultimi è la stessa di quella degli italiani).

Ma da chi sono venuti gli attacchi più sorprendenti? «In Europa politiche repressive, come atteggiamenti xenofobi e intolleranti, contro l'immigrazione irregolare e minoranze indesiderate costituiscono grave preoccupazione. Esempi di queste politiche e di questi atteggiamenti sono rappresentati dalla recente decisione del governo italiano di criminalizzare l'immigrazione illegale e dai recenti attacchi contro insediamenti rom a Napoli e Milano» ha detto lunedì Louise Arbour, Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani in un discorso al Consiglio dell'Onu sui diritti umani a Ginevra. Che cosa si intende per «politiche repressive»? Forse che il reato di immigrazione clandestina in Francia, Germania, Regno Unito e Svezia sia un segno di intolleranza e xenofobia dei governi di questi paesi, visto che in Italia il provvedimento non è ancora operativo? Insomma, con tutto il rispetto per le istituzioni internazionali, dobbiamo tenere bene a mente che l'Italia non è certo un paese a sovranità limitata, come ha precisato il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto.

Quanto alle parole del presidente Berlusconi («Il Parlamento è sovrano, deciderà secondo coscienza e secondo buonsenso. La mia personale visione è che non si possa pensare di perseguire qualcuno per una permanenza non regolare nel nostro paese, arrivando a condannarlo per questo reato con una pena. Invece, questa situazione della clandestinità può essere un aggravante nei confronti di chi commette reati previsti come tali dal Codice penale»), era chiaro sin dall'inizio l'intento del premier di voler sottolineare la sovranità del parlamento in materia e, soprattutto, come ha affermato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti, la volontà di «ribadire che non c'è nessun intendimento di voler perseguire penalmente l'immigrato che cerca accoglienza e lavoro, sottolineando, invece, la volontà del governo di perseguire i clandestini che vengono in Italia per delinquere».

L'altra questione fondamentale è che, puntando i fari sulla sola disposizione relativa al reato di immigrazione clandestina, si perde di vista l'organicità dell'intervento governativo, che prevede, oltre al già citato disegno di legge, anche un decreto-legge e ben tre decreti legislativi, dove ad esempio si interviene nell'ambito dei ricongiungimenti familiari onde evitare un uso distorto dello strumento, oppure in materia di soggiorno dei cittadini comunitari dove vengono imposte le iscrizioni anagrafiche e stabiliti criteri aggiuntivi per le valutazioni da porre a base dei provvedimenti di allontanamento dei cittadini comunitari per motivi imperativi di pubblica sicurezza, tra i quali quelli attinenti alla moralità pubblica ed al buon costume.

Antonio Maglietta

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