mercoledì 18 giugno 2008

La tentazione barricadera dell'opposizione

di Antonio Maglietta – 18 giugno 2008

In molti si chiedono, soprattutto dopo la vittoria schiacciante del PdL nelle ultime elezioni amministrative in Sicilia, cosa farà l’opposizione parlamentare per dare un segno di vitalità. E’ chiaro che la cosiddetta via barricadera è una tentazione sempre più forte visti i risultati deludenti delle urne e l’apatia dell’elettorato di riferimento del centrosinistra, che sembra quasi aver metabolizzato l’abitudine alla sconfitta. La via del conflitto aperto con la maggioranza è la strada più semplice per una opposizione in evidente difficoltà. Il modus operandi di Di Pietro ne è la prova. L’ex pm scalpita e strepita, come se fosse stato morso da una tarantola, al passaggio di qualsiasi atto in Parlamento. Figuriamoci, poi, cosa succederà quando arriveranno alla Camera dei Deputati i testi sulla sicurezza: la sceneggiata è assicurata. Ma si tratta solo di polveroni alzati ad arte per attirare l’attenzione dei media e dell’elettorato di centrosinistra duro e puro e non di contributi che mirano a migliorare, seppur dal lato dell’opposizione, lo status quo dei cittadini. E’ evidente che Di Pietro ci marcia come fa tutto il network degli antiberlusconiani militanti. Quelli per cui qualsiasi cosa faccia il premier non va bene a prescindere perché il male è all’origine: la sua stessa presenza sul palcoscenico della politica italiana. Per loro il voto, il cosiddetto bagno elettorale, il fatto che il centrodestra abbia stravinto le ultime elezioni politiche e amministrative, è un semplice passaggio secondario. E ancor di più lo è il fatto che il governo Berlusconi tenga fede al proprio programma elettorale. Infatti queste persone pensano e agiscono nella convinzione di essere una ristretta elite culturale illuminata, al cui confronto l’elettore medio italiano è, nel migliore dei casi, e soprattutto ora in cui il centrodestra stravince nelle urne, un ignorante lobotizzato dalla televisione. Non si capacitano del fatto che il loro verbo, dato in pasto ai poveri cittadini con pomposi editoriali o sketch da cabaret, non faccia effetto sulle masse. In realtà questa loro superbia li porta a disprezzare la gente comune e ad ignorare le loro richieste e forse questo è proprio uno dei motivi per cui lo scollamento nel centrosinistra tra elettorato e classe dirigente si è tramutato da semplice crepa in un vero e proprio abisso. Esempi? L’ottusità nel ripetere che l’insicurezza diffusa è poco più di una paranoia ingiustificata; il rimanere fermi su posizioni da figli dei fiori su questioni come lo smaltimento dei rifiuti, l’alta velocità e l’approvvigionamento energetico; l’ostinazione ad appiattirsi sulle posizioni del partito dei giudici sulle intercettazioni invasive, che limitano la privacy di ognuno di noi senza alcun beneficio per la lotta al crimine, e di contro essere molli nel contrasto alla microcriminalità, ancora vista come un semplice sfogo del malessere sociale e non anche come una inaccettabile minaccia alla sfera della libertà delle persone, oramai costrette a non sentirsi sicure neanche a casa propria o nel quartiere natio. Quando Veltroni decise di dare un volto nuovo al Pd forse aveva in mente tutte queste cose. Ritornare a tambur battente sulla scia di un passato che tutti conosciamo, anche alla luce del fallimento del governo Prodi, non sarebbe stata una buona idea. Ed infatti va dato atto all’ex sindaco di Roma che lo scatto in avanti era qualcosa di più di una necessità: era un vero e proprio progetto politico. Ora però si trova ad un bivio e deve scegliere. Proprio lui a cui i critici più feroci imputano un difetto assoluto, l’indecisionismo cronico. Oggi che il Pd è in netta difficoltà la scelta è tanto semplice quanto decisiva per la vita politica di questo Paese: o la via pacata e moderata o quella barricadera. In pratica o puntare con decisione ad una opposizione anglosassone, critica ma anche ragionevolmente propositiva, ed uscire così dal pantano da cui non riusciamo a venir fuori da quindici anni a questa parte, oppure dare definitivamente le chiavi del centrosinistra nostrano a tutto il circo Barnum dei forcaioli e giustizialisti, agli antitaliani che si nascondono dietro la comoda maschera degli antiberlusconiani.

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