mercoledì 21 settembre 2011

Le misure del Governo a sostegno del mercato del lavoro


di Antonio Maglietta
maglietta@ragionpolitica.it
mercoledì 21 settembre 2011

Secondo le stime del Fondo Monetario Internazione, il tasso di disoccupazione in Italia si attesterà all'8,2% nel 2011 e all'8,5% nel 2012, sotto la media europea. Si tratta di una previsione con luci (il tasso in Italia, secondo la stima, sarà sotto la media europea) e ombre (il +0,3% in un anno) che va presa con le molle, ma certamente non sottogamba, e che comunque non sembra tenere conto dell'andamento del nostro mercato del lavoro nell'ultimo anno.


Come dimostra il grafico dell'Istat, il tasso di disoccupazione in Italia, salvo il picco registrato a ottobre del 2010, è in discesa. L'impatto relativamente basso della crisi economica sul nostro mercato del lavoro, se confrontato con quanto è avvenuto negli altri paesi, è stato certificato da ultimo anche dall'Ocse. Questo non vuol dire che la situazione è tutta rose e fiori, ma solo che previsioni come quelle del Fondo Monetario Internazionale vanno analizzate nella loro complessità.
Secondo l'ultima rilevazione dell'istituto nazionale di statistica, a luglio il tasso di disoccupazione si è attestato all'8,0%, non facendo registrare variazioni rispetto al mese precedente; su base annua il tasso è calato di 0,3 punti percentuali. Il tasso di disoccupazione giovanile, invece, è sceso al 27,6%, con una diminuzione congiunturale di 0,2 punti percentuali.
E' un fatto noto che, soprattutto in una fase delicata come quella che stiamo vivendo, con una crisi che attanaglia tutte le economie dei paesi del mondo e che riversa i suoi pesanti effetti negativi sul mondo del lavoro, i soggetti più deboli siano i primi a essere colpiti. In Italia, ma non solo, i soggetti storicamente deboli sono i giovani, le donne e gli immigrati. Se il nostro sistema riuscirà da un lato a proteggere soprattutto i loro posti di lavoro e, dall'altro, rilanciare la dinamicità del mercato creando le condizioni per aumentare l'offerta di lavoro, allora vorrà dire che avremo risolto gran parte dei problemi.
Il Piano triennale del governo per il lavoro e i Piani di azione per l'inclusione delle donne nel mercato, per l'occupabilità dei giovani e per l'integrazione delle persone immigrate è una risposta concreta che va proprio in quella direzione. Molto importanti sono stati due recenti interventi normativi come:
la riforma dell'apprendistato, che ha semplificato la materia e ha trasformato espressamente questo strumento in un contratto di lavoro a tempo indeterminato con finalità formative e occupazionali;
la riforma dei tirocini formativi, che ha definito i livelli essenziali di tutela dei tirocinanti e ricondotto l'utilizzo dei tirocini alla loro caratteristica principale, e cioè quella di favorire un'importante occasione di formazione e orientamento dei giovani che entrano a contatto con il mondo del lavoro, fornendo al contempo ai servizi ispettivi gli strumenti necessari per contrastare con forza l'utilizzo fraudolento di questo strumento.
Non si tratta di due bacchette magiche, ma certamente di strumenti utili per combattere concretamente, e non a chiacchiere, l'alto tasso di disoccupazione dei giovani e il basso livello di occupazione delle donne. Se qualcuno critica questi interventi, come spesso fanno alcuni esponenti dei partiti di opposizione, bontà vuole che facciano sapere all'universo mondo quali sarebbero le loro proposte alternative, perché dire semplicemente «no» senza aggiungere cosa farebbero loro è solo un inutile giochetto di cui nessuno sente il bisogno, soprattutto in questo momento.

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