mercoledì 26 maggio 2010

Lotta alla criminalità organizzata. Intervista all'onorevole Torrisi



di Antonio Maglietta
maglietta@ragionpolitica.it

martedì 25 maggio 2010

Il disegno di legge recante «Piano straordinario contro le mafie, nonché delega al Governo in materia di normativa antimafia» (A.C. 3290), attualmente in discussione alla Camera dei deputati, si inserisce nel quadro di una più generale azione di contrasto alla criminalità organizzata, che ha già prodotto alcune modifiche alla legislazione antimafia (con la legge n. 94 del 2009 in materia di sicurezza pubblica) e l'istituzione dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati (decreto legge n. 4/2010, convertito dalla legge n. 50 del 2010). Ne parliamo con il relatore del provvedimento, l'onorevole Salvatore Torrisi del gruppo del Popolo della Libertà, avvocato, presidente dell'Ordine degli avvocati di Catania e componente della Commissione Giustizia della Camera e della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere.

Qual è, a suo avviso, il maggior punto di forza di questo provvedimento?

In Italia abbiamo una legislazione antimafia all'avanguardia, con un'organizzazione e strumenti investigativi che tutto il mondo ci invidia. Tuttavia ciò è il frutto di una serie di misure pensate e attuate nell'ottica dell'emergenza, come risposte immediate alla sfida mafiosa. Per questo motivo il primo obiettivo che si vuole raggiungere è quello di raccogliere tutte le norme in un testo unico organico, secondo criteri di coerenza e completezza, con previsioni chiare e puntuali, che evitino incertezze applicative e interpretazioni contraddittorie. Altro obiettivo significativo è quello di rafforzare gli strumenti per colpire i patrimoni dei mafiosi, frutto dei profitti criminali, e per sequestrare e confiscare i patrimoni e le aziende illecitamente acquisiti.


L'articolo 2 reca una delega al Governo per la modifica e l'integrazione della disciplina delle certificazioni antimafia. Quali sono le linee guida della delega in questa materia così delicata?

La persistente invasività delle associazioni mafiose nel settore degli appalti pubblici richiede un rigido e profondo ripensamento dei metodi per combatterle. La certificazione antimafia è ormai insufficiente a interdire alle imprese di mafia di partecipare alle gare. I principi e i criteri direttivi che si vogliono perseguire sono individuati nei seguenti punti: aggiornamento e semplificazione delle procedure di rilascio della documentazione antimafia; aggiornamento degli effetti interdittivi derivanti dall'accertamento delle cause di decadenza o del tentativo di infiltrazione mafiosa dopo la stipula del contratto; istituzione di una banca dati nazionale per la documentazione antimafia; individuazione delle diverse tipologie di attività di impresa a maggior rischio di infiltrazione mafiosa, per le quali è sempre obbligatoria la certificazione antimafia.


Parliamo di criminalità e Pubblica Amministrazione. Nel 2007, secondo il rapporto «Sos impresa» della Confesercenti, la prima azienda italiana si chiama «Mafia Spa» e ha un fatturato annuo di 90 miliardi di euro. Parte di questo fiume di denaro deriva anche dalle infiltrazioni della criminalità nei lavori, nei servizi e nelle forniture pubbliche. Che cosa prevede il disegno di legge su questo tema?

Le mafie si caratterizzano per il radicamento sociale e il loro interessato rapporto con la politica. La mafia non ha ideologia e, come risulta da tante indagini, non ha disdegnato di aver rapporti politici di qualsiasi colore pur di raggiungere i propri fini. Finché le organizzazioni criminali continueranno ad intrecciare relazioni e rapporti con l'imprenditoria e la burocrazia per appropriarsi di fondi pubblici, utilizzandoli in lucrosi affari, non vi potrà essere alcun progresso. A questo proposito l'art. 3 del disegno di legge introduce norme atte a garantire la tracciabilità dei flussi finanziari nelle procedure relative a lavori, servizi e forniture pubbliche. Le disposizioni proposte impongono ai contraenti di utilizzare conti correnti dedicati alle pubbliche commesse ove appoggiare i relativi movimenti finanziari, e di effettuare i pagamenti con modalità tracciabili (bonifico bancario o postale).


L'articolo 6 interviene nell'ambito delle «operazioni sottocopertura». A quali reati sarà estesa la disciplina quadro in materia? E quali sono le novità più significative?

L'art. 6 modifica la disciplina delle operazioni sotto copertura con la finalità da un lato di ampliarne l'ambito operativo, dall'altro di delineare una disciplina unitaria. Le indagini sotto copertura, secondo la previsione legislativa, vengono estese per i reati di estorsione, usura, sequestro di persona a scopo di estorsione, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, reati in materia di stupefacenti e sostanze psicotrope, attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti.


L'articolo 10 prevede l'istituzione, in ambito regionale, della «Stazione unica appaltante» (Sua). Come funzionerà questo nuovo soggetto e quali benefici porterà?

L'art. 10 prevede l'istituzione in ambito regionale della Stazione unica appaltante al fine di garantire trasparenza, regolarità ed economicità nella gestione degli appalti pubblici di lavori e servizi e prevenire in tal modo le infiltrazioni di natura malavitosa.

Nessun commento:

Google