giovedì 6 maggio 2010

Lavoro: segnali positivi per l’Italia dall’Ocse e dall’Inps



di Antonio Maglietta
maglietta@ragionpolitica.it

mercoledì 05 maggio 2010

Il tasso di occupazione in Italia «è ancora ampiamente inferiore alla media dei paesi Ocse per diverse fasce di età». Lo sottolinea la stessa Ocse nel rapporto sulla riforma della regolamentazione in Italia presentata martedì, precisando tuttavia come «il tasso di partecipazione sia cresciuto stabilmente e il tasso ufficiale di disoccupazione sia passato da oltre l'11% nel 1998 al 6% dell'inizio del 2008, prima della crisi economica». Nel nostro Paese, spiega l'organizzazione di Parigi, «l'innovazione influisce positivamente sulla crescita economica ma la spesa in ricerca e sviluppo rimane bassa e questo è risultato, ad esempio, nella lenta introduzione del Itc in molti settori». I fattori «determinanti» per l'Ocse «comprendono la dimensione ridotta delle aziende italiane, gli ostacoli posti dalla regolamentazione, ad esempio nella distribuzione commerciale, un limitato accesso al capitale esterno e il sottosviluppo degli istituti di ricerca». Un altro aspetto problematico segnalato è quello dell'istruzione, poiché, si legge nel rapporto, «il capitale umano, misurato per il numero di anni di studio, influisce fortemente sulla produttività, ma il livello di conseguimento scolastico in Italia resta comparativamente basso, con significative variazioni regionali nei risultati raggiunti dagli studenti». L'Ocse riconosce infine che «l'integrazione di forti numeri d'immigranti nella forza lavoro ha rappresentato una successo per il mercato del lavoro e l'economia del Paese. L'immigrazione - conclude l'organizzazione - sembra aver in parte contribuito al notevole aumento dei tassi medi di partecipazione in Italia e quindi anche al sostegno della produzione».

L'Ocse, inoltre, ha riconosciuto l'impegno del governo italiano ed i conseguenti buoni risultati ottenuti in campo economico. Lo studio condotto dall'Ocse è confermato anche dagli ultimi dati disponibili sulla cassa integrazione. Per le richieste di cassa integrazione ad aprile, infatti, c'è stata una frenata congiunturale: rispetto a marzo si è registrato un calo del 5,7%, passando dai 122,6 milioni di ore autorizzate a 115,6 milioni. Più significativa la diminuzione per le autorizzazioni di cassa integrazione ordinaria (cigo): -22,5% rispetto a marzo. E ancora di più nel comparto industria, dove la flessione congiunturale della cigo è stata del 27,3% (solo nell'edilizia si è registrato un lieve incremento: +2,3%). Ad aumentare è invece la cassa integrazione straordinaria (+8% su base mensile e +192% rispetto a un anno prima).
Su base annua però le ore autorizzate di cig sono complessivamente aumentate del 52,9% (erano state 75,6 milioni), in gran parte a causa della cassa integrazione in deroga (cigd), che come tutti gli ammortizzatori in deroga fu varata proprio nell'aprile 2009. Nel solo mese di aprile 2010 sono state 25,6 milioni le ore di cigd autorizzate, che valgono quasi il 25% del totale del mese (in leggero calo rispetto a marzo: -5,9%). Per circa due terzi si tratta di ore autorizzate nel comparto commercio e artigianato (rispettivamente il 19,9% e il 44%). «A conferma del fatto che la rete di protezione degli ammortizzatori sociali si è stesa su imprese e settori produttivi che fino all'anno scorso erano privi di sostegno», ha sottolineato giustamente il presidente dell'Inps Mastrapasqua.
Insomma, seppur la crisi economica morde ed ai lavoratori che perdono il proprio posto non interessa certo che le dinamiche in Italia vadano meglio che altrove, è comunque opportuno segnalare ai fini del dibattito sullo stato di salute del mercato del lavoro di questo paese che il nostro sistema, dati alla mano, ha retto la pressione. E' ovvio che siamo ancora molto lontani dall'avere un meccanismo universale e meritocratico in cui tutti hanno la copertura sociale che si sono pagati con il proprio lavoro, fermo restando i meccanismi di solidarietà. Tuttavia, il dato della cassa integrazione in deroga, che ha allargato la base dei beneficiari degli ammortizzatori sociali ed ha aperto una breccia nell'iniquo welfare state italiano, è un primo segnale positivo cui certamente dovrà far seguito una riforma di ben più ampia portata.
Anche sui dati su base mensile ed annuale delle ore autorizzate di cassa integrazione va fatta una analisi intellettualmente onesta. E' chiaro che l'aumento del 52,9% su base annuale non fa altro che tradurre in cifre l'impatto della crisi economica sul mercato del lavoro ma è pur vero che la diminuzione su base mensile (-5,7%) dimostra come il trend negativo si stia arrestando.

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