giovedì 20 maggio 2010

Immigrazione. La questione dei rimpatri



di Antonio Maglietta
maglietta@ragionpolitica.it

mercoledì 19 maggio 2010

Nel 2009 i rimpatri volontari di clandestini dall'Italia sono stati soltanto 228, contro oltre 18 mila rimpatri non volontari. L’ha detto il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, nel corso di una audizione alla Commissione congiunta Affari Costituzionali e Politiche Europee della Camera. «I rimpatri volontari - ha spiegato Maroni – sono pochissimi, non sembra che questa sia una strada che chi arriva in Italia decide di seguire». La direttiva direttica 2008/115/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 2008, recante norme e procedure comuni applicabili negli Stati membri al rimpatrio di cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare, prevede che uno Stato membro possa emettere una decisione di rimpatrio nei confronti di qualunque cittadino di un paese terzo il cui soggiorno nel suo territorio sia irregolare. Se il cittadino di un paese terzo è in possesso di un permesso di soggiorno valido o di un’autorizzazione equivalente rilasciati da un altro Stato membro deve recarsi immediatamente nel territorio di quest’ultimo. Se in virtù di accordi bilaterali, un altro Stato membro riprende il cittadino in questione, tale Stato membro sarà responsabile di emettere la decisione di rimpatrio. Per motivi caritatevoli, umanitari o di altra natura, uno Stato membro può decidere di rilasciare un permesso di soggiorno autonomo o un’altra autorizzazione che conferisca il diritto di soggiornare a un cittadino di un paese terzo il cui soggiorno nel suo territorio è irregolare. La decisione n. 575/2007/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 maggio 2007, che ha istituito il Fondo europeo per i rimpatri per il periodo 2008-2013 nell'ambito del programma generale Solidarietà e gestione dei flussi migratori, e che abroga la decisione n. 2004/904/CE del Consiglio, stabilisce che il citato Fondo può finanziare azioni di portata nazionale, oppure azioni di dimensione transnazionale o comunitaria.

Per quanto riguarda le azioni nazionali, possono beneficiare del Fondo quelle volte a sviluppare una gestione integrata dei rimpatri e ad aiutare gli Stati a cooperare nel contesto dei piani di rimpatrio integrati (piani nazionali che predispongono una serie di misure volte ad incoraggiare programmi di rimpatrio volontario o forzato di cittadini di paesi terzi, in particolare per coloro che non soddisfano più le condizioni di ingresso e soggiorno sul territorio nazionale. Basati su una valutazione globale relativa alla popolazione di riferimento e alle difficoltà inerenti al rimpatrio delle persone in questione, tali piani comprendono essenzialmente misure destinate a garantire un ritorno duraturo nel paese di destinazione). Possono inoltre essere sostenute dal Fondo le misure destinate ad aiutare gli Stati membri ad applicare uniformemente la normativa europea in materia di rimpatri.

Per quanto riguarda il nostro ordinamento, il Testo Unico sull’immigrazione ha istituito un apposito fondo (art. 14-bis) nel quale confluiscono, tra le altre risorse, anche i contributi eventualmente disposti dall’Unione europea. Il programma pluriennale e i programmi annuali 2008 e 2009 relativi al fondo europeo per i rimpatri presentati dall'Italia sono stati formalmente approvati dalla Commissione europea (rispettivamente con decisione n. C(2008)8445 def. del 19 dicembre 2008, nonché con decisione n. C(2009)5898 del 23 luglio 2009). L’importo del contributo comunitario è stato pari a 5.867.000,57 euro per l’anno 2008 e 6.029.379,73 euro per l’anno 2009. Per il 2010 è di euro 6.323.613,10 e, in futuro, per il 2011 di 12.000.000,00 euro, per il 2012 di 17.000.000,00 euro, per il 2013 di 21.000.000,00 euro.

La nostra normativa è assolutamente in linea con le disposizioni comunitarie in materia e tutte le polemiche sollevate sulle iniziative del nostro paese per combattere la clandestinità e l’irregolarità sono da rispedire senza tanti fronzoli al mittente. Tutte le azioni che hanno visto impegnate persone del nostro paese, sia volontari sia appartenenti alle forze dell’ordine, nelle operazioni di salvataggio, cura e, nei casi di specie, rimpatrio degli immigrati, dovrebbero essere prese come esempio di giusto equilibrio tra rispetto della dignità umana e necessario vigore per combattere la clandestinità e l’irregolarità. Per quanto riguarda, invece, l’analisi semplice ma efficace fatta dal ministro Maroni in Parlamento è bene dire che fotografa quella che è la realtà dei fatti. I rimpatri volontari non sono uno strumento utile per combattere l’immigrazione clandestina ma possono diventare, insieme ai rimpatri volontari assistiti, degli utili supporti complementari all’interno di una complessa strategia che, in tema di esecuzione dell’espulsione, deve mettere al centro del meccanismo il rimpatrio forzato.

L’esempio della Spagna deve fare scuola. Nel 2008 il governo Zapatero aveva promosso un piano per stimolare il rimpatrio volontario degli immigrati che avevano perso il lavoro come conseguenza della crisi economica. Ad un anno di distanza, lo stesso governo spagnolo dovette ammettere, cifre alla mano, il sostanziale fallimento del progetto poiché solo 1.000 persone avevano aderito all’iniziativa, quando lo stesso esecutivo aveva inizialmente parlato di un bacino di 1,2 milioni persone interessate, salvo poi realisticamente attestarsi su una previsione di adesione al piano da parte di 100.000 immigrati. E’ ovvio, poi, che il rimpatrio, insieme a tutti gli altri strumenti di lotta all’immigrazione clandestina e irregolare non può essere un mezzo che da solo risolve tutti i problemi, anche perché è sempre meglio combattere le cause che limitarsi a reprimere gli effetti. Tuttavia si tratta di un mezzo utile anche per scoraggiare le partenze e, quindi, oltre ad essere un classico strumento di repressione, al contempo si è rilevato nei fatti anche un buon deterrente (supportato dall’accordo con la Libia). E, infatti, secondo il Ministero dell’Interno, dal 1 gennaio al 4 aprile di quest'anno sono arrivati in Italia 170 clandestini, contro i 4.573 dello stesso periodo del 2009 (-96%). Nel 2009 gli arrivi dei clandestini sulle cose italiane sono diminuiti del 74% rispetto al 2008 (fonte Ministero dell’Interno). Dal 1° gennaio 2008 al 31 dicembre 2009 i clandestini effettivamente rimpatriati sono stati 42.595 (fonte Ministero dell’Interno).

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