giovedì 15 aprile 2010

Continua la campagna di articoli del «Times» in chiave anti-italiana



di Antonio Maglietta
maglietta@ragionpolitica.it

mercoledì 14 aprile 2010

Il tanto applaudito (a sinistra) The Times, senza tanti giri di parole e operando un'irresponsabile pressione mediatica sulle autorità afghane, ha accusato Emergency di Gino Strada di collusione con i terroristi talebani, senza aspettare l'esito dell'inchiesta in corso e infischiandosene delle ripercussioni di queste parole sparate come proiettili. Indipendentemente dalle posizioni espresse nel corso degli ultimi anni da Gino Strada su alcune questioni di politica estera, su cui si può essere d'accordo o meno (io non lo sono), le accuse di collusione con i terroristi mosse ai tre italiani, in queste ore nelle mani delle autorità afghane, meritano il beneficio del dubbio fino a prova contraria, con la speranza che siano davvero estranei ai fatti contestati. Il Ministro degli esteri, Franco Frattini, ha chiesto che sia accettato un avvocato per i tre italiani di Emergency arrestati in Afghanistan. «E' un tentativo doveroso, ha aggiunto il titolare della Farnesina spiegando che il Codice transitorio attualmente in vigore in Afghanistan «non prevede l'obbligo e quindi il diritto di nominare un difensore» nei quindici giorni che possono trascorrere dal momento dell'arresto al momento della formalizzazione dell'accusa.

Tuttavia, trattando la questione con tutta la prudenza possibile e immaginabile, sembra francamente poco credibile che medici e paramedici che dedicano la loro vita a svolgere azioni umanitarie in territori devastati dalla guerra improvvisamente diventino dei bombaroli al servizio del terrorismo internazionale. Non a caso su tutta la vicenda c'è un'enorme cautela sia da parte del governo afgano sia da parte della Farnesina, perché si deve capire nel più breve tempo possibile di cosa si tratta esattamente. Proprio alla luce di questa situazione, ancora nebulosa per le stesse autorità, sembra ancora più irresponsabile ed inconcepibile l'attacco portato dal The Times.

Quando nel recente passato lo stesso giornale lanciò altre accuse false e ignobili contro i nostri militari impegnati in Afghanistan nella zona di Surubi, rei secondo The Times di pagare i talebani per non essere attaccati, qualcuno in Italia ebbe qualcosa da ridire sull'impegno delle nostre truppe all'estero, peraltro riconosciuto ed apprezzato da tutti gli operatori impegnati sul campo, e colse l'occasione al volo per chiedere il ritiro di tutti i nostri contingenti operanti all'estero. Quando sempre lo stesso giornale, intervistando la madre di Noemi, fece una traduzione palesemente sbagliata di un passaggio fondamentale di una risposta, prendendo fischi per fiaschi (furono costretti a rettificare facendo l'ennesima figuraccia), nessuno a sinistra osò criticare questo monumento della disinformazione in chiave anti-italiana. Purtroppo qualcuno in Italia, o troppo ingenuo o troppo stupido o troppo fazioso (a voi la scelta), pensa ancora che i giornalisti stranieri siano puri e illibati e riempiano le pagine dei loro giornali di articoli mossi dal sacro fuoco dell'informazione libera ed indipendente. Qui, prove alla mano, ci sono solo parole in libertà scritte senza un minimo di responsabilità con l'aggravante del cinico menefreghismo delle ripercussioni che queste indebite pressioni mediatiche potrebbero avere sulla vita delle persone coinvolte. Il dovere di ogni singolo cittadino di questo paese, investito dall'odio di questi signori che tanto disprezzano l'italianità, dovrebbe essere quantomeno quello di accogliere con una sana e italica pernacchia tutte le news-bufala spacciate per clamorosi scoop contro il nostro Paese e i nostri concittadini.

Nessun commento:

Google