giovedì 4 marzo 2010

Occupazione e ammortizzatori sociali. Il sistema tiene



di Antonio Maglietta
maglietta@ragionpolitica.it

mercoledì 03 marzo 2010

Secondo i dati diffusi nei giorni scorsi dall'Istat, in Italia il numero di occupati a gennaio 2010 è pari a 22 milioni 904 mila unità (dati destagionalizzati), sostanzialmente invariato rispetto a dicembre e inferiore dell'1,3% (-307 mila unità) rispetto a gennaio 2009. Il tasso di occupazione è pari al 57% (-0,1% rispetto a dicembre 2009 e -1% se confrontato con gennaio 2009). Il numero delle persone in cerca di occupazione risulta pari a 2 milioni 144 mila unità, in crescita dello 0,2% (+5 mila unità) rispetto al mese precedente e del 18,5% (+334 mila unità) rispetto a gennaio 2009. Il tasso di disoccupazione è pari all'8,6% (con una variazione congiunturale sostanzialmente nulla ma in crescita di 1,3 punti percentuali rispetto a gennaio 2009). Il tasso di disoccupazione giovanile è pari al 26,8%, con una crescita di 0,3 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 2,6 con riferimento a gennaio 2009.

In estrema sintesi, si potrebbe dire che il tasso di disoccupazione continua a crescere, trainato soprattutto dalla componente giovanile della forza lavoro, ma non in maniera drammatica come alcuni vorrebbero far credere. Ovviamente anche la perdita di un solo posto di lavoro è un evento che genera sofferenza, ma è altrettanto vero che il compito di un esecutivo è di garantire la tenuta del sistema occupazionale, per combattere l'emorragia di posti di lavoro, e quella degli ammortizzatori sociali, per non lasciare indietro nessuno. Dati alla mano, il governo ha fatto la sua parte. La conferma ci arriva dai numeri e dalle cose fatte: nel 2009 il tiraggio per la cassa integrazione ordinaria è stato del 61% rispetto al 70% dello stesso periodo del 2008, mentre per la straordinaria il consumo si è fermato al 68% delle ore autorizzate contro l'86% dello stesso periodo dell'anno precedente; la creazione della cassa integrazione in deroga ha dato una copertura sociale ad alcune attività lavorative che prima non avevano alcuna forma di garanzia; l'attivazione della task force da parte del ministero dello Sviluppo Economico, per affrontare gli effetti della crisi, ha gestito nel 2009 più di 150 tavoli che hanno coinvolto oltre 300 mila lavoratori; gli interventi a favore delle piccole e medie imprese, che sono l'ossatura non solo del nostro sistema economico, ma anche quella del lavoro privato in Italia, hanno permesso a queste realtà di poter rispondere in maniera efficace alle sfide dettate dalla crisi economica mondiale attraverso la scelta di puntare sulla qualità, l'innovazione e l'internazionalizzazione.

La crisi si fa sentire ed il nostro paese, nonostante i vari avvoltoi anti-italiani sempre pronti con la sfera di cristallo in mano a prevedere un futuro a tinte fosche, sta reggendo bene e meglio di altri partner europei tanto osannati fino a qualche tempo fa. Nella Spagna del tanto lodato Zapatero, considerata ancora un anno fa l'Eden da molti analisti economici, ad esempio, i disoccupati sono arrivati ad essere più di 4 milioni (il tasso è al 19%) con aumento di quasi 650 mila persone rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (+18,6%). E altrove la situazione non è migliore. Nel Vecchio Continente, infatti, la percentuale di persone in cerca di lavoro è rimasta ferma a gennaio sia nell'area euro (al 9,9%) che nell'Ue a 27 (9,5%). Guardando ai singoli paesi, secondo l'Eurostat, la disoccupazione si è attestata al 7,5% in Germania (invariata rispetto a dicembre), al 10,1 in Francia (+0,1% sul mese precedente) e al 9,7% negli Stati Uniti.

Nessun commento:

Google