mercoledì 24 marzo 2010

Immigrazione ed espulsioni: la sentenza n.5856 della Cassazione


di Antonio Maglietta
maglietta@ragionpolitica.it
venerdì 12 marzo 2010

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5856 depositata lo scorso 11 marzo, ha stabilito che è consentita ai clandestini la permanenza in Italia per un periodo determinato solo in nome di «gravi motivi connessi con lo sviluppo psicofisico del minore se determinati da una situazione d'emergenza». Queste situazioni d'emergenza, però, non sono quelle che hanno una «tendenziale stabilità» come la frequenza della scuola da parte dei minori e il normale processo educativo formativo, che sono situazioni di «essenziale normalità». Se così non fosse, dice la Cassazione, le norme che consentono la permanenza per motivi d'emergenza anche a chi è clandestino finirebbero con il «legittimare l'inserimento di famiglie di stranieri strumentalizzando l'infanzia».

E' proprio quest'ultimo punto il dato fondamentale da cui partire. Non si può assolutamente usare l'infanzia come scudo di protezione per aggirare le leggi che regolano l'ingresso e la permanenza degli stranieri nel nostro paese. Inoltre è inutile gridare allo scandalo contro la decisione, perché la Suprema Corte valuta caso per caso e senza generalizzare e, nella specie, sembra che non ci sia un'unità famigliare da tutelare e che il diritto del minore non sia pregiudicato dall'allontanamento del padre. Prima di parlare a vanvera certi commentatori politici dovrebbero avere il buon gusto di analizzare attentamente le questioni di specie, leggersi per bene tutti gli atti su cui rilasciano dichiarazioni e fare almeno la cortesia di avere un minimo di preparazione culturale sul tema.

La sentenza, inoltre, ha rilevato il limite invalicabile: quello per cui l'espulsione non può comunque avvenire alla presenza di «gravi motivi connessi con lo sviluppo psicofisico del minore se determinati da una situazione d'emergenza». Proprio per questo non si comprende perché qualcuno da sinistra parli di errore grave da parte della Cassazione o, addirittura, di razzismo.

E' alquanto inutile anche parlare di menomazione del diritto allo studio dei bambini stranieri - perché nel caso di specie l'allontanamento del genitore non va a inficiare l'esercizio di tale diritto - o di riduzione del tema dell'immigrazione a mero problema di ordine pubblico, perché la stessa Suprema Corte, in un'ipotetica scala dei diritti da difendere, ha messo al primo posto il sano e corretto sviluppo del minore e, in posizione subordinata, com'è giusto che sia, il rispetto della normativa nazionale in materia d'immigrazione.

L'errore grave sarebbe alimentare negli adulti l'idea di poter sfruttare i bambini per aggirare la normativa italiana. Il vero razzismo, inoltre, è quello degli ipocriti che prima discettano dai loro comodi salotti sull'apertura indiscriminata delle frontiere o sull'ammorbidimento delle norme in materia di espulsione, e poi scaricano i costi sociali di quest'operazione su chi vive nelle periferie delle città metropolitane o all'interno delle cittadelle-ghetto che sorgono all'interno delle cinture urbane (Chinatown et similia).

L'integrazione degli stranieri, se non vogliamo ripetere gli errori di tutti i modelli fin qui conosciuti e tutti miseramente falliti, non può certo passare attraverso gli schemi semplicistici di chi vuole estremizzare il fenomeno dell'immigrazione aprendo le porte a tutti senza cacciare nessuno o, al contrario, sigillando le frontiere e cacciando tutti. E' bene, invece, mettere dei paletti chiari e precisi nella gestione del fenomeno, partendo dal presupposto che in primis viene il rispetto della dignità umana e poi tutto il resto. Inoltre, far rispettare le regole in materia d'ingresso e permanenza sul territorio nazionale, con razionalità e senza inutili rigidità o pericolosi lassismi, spesso è la strada più giusta da intraprendere per salvaguardare proprio la dignità umana dei diretti interessati. Si tratta di persone che vanno via dai loro paesi natii in cerca di una vita migliore e per questo né loro né i loro cari possono essere presi in giro dalle chiacchiere da salotto di chi sfrutta la loro condizione di migranti economici (nella stragrande maggioranza dei casi) solo per una stupida questione ideologica o per un aberrante tornaconto economico.

Nessun commento:

Google