giovedì 11 marzo 2010

La civiltà di un paese si misura anche sulla condizione delle carceri



di Antonio Maglietta
maglietta@ragionpolitica.it

mercoledì 10 marzo 2010

«Dei circa 67mila detenuti oggi presenti nelle 206 carceri italiane, 1 su 3 è straniero, 1 su 4 è tossicodipendente e considerevole è anche la percentuale di detenuti con malattie mentali. Tutto questo va ad aggravare le già pesanti condizioni lavorative delle donne e gli uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria, oggi sotto organico di ben 5mila unità». L'ha affermato il sindacato di Polizia Penitenziaria Sappe, rilevando che «il dato importante da considerare è che i detenuti affetti da tossicodipendenza o malattie mentali, come ogni altro malato limitato nella propria libertà, sconta una doppia pena: quella imposta dalle sbarre del carcere e quella di dover affrontare la dipendenza dalle droghe o il disagio psichico in una condizione di disagio, spesso senza cure adeguate e senza il sostegno della famiglia o di una persona amica».

Durante il suo intervento al convegno organizzato nei giorni scorsi dal Sappe, dal titolo «Immigrazione e tossicodipendenza. Carcere, ambiente e territorio», il segretario del sindacato, Donato Capece, ha detto che di fronte a questi numeri il piano carceri è una prima importante risposta, ma bisogna fare di più: non si può non riflettere anche sui modelli di custodia. In primis, secondo Capece, bisognerebbe rafforzare i compiti investigativi della polizia penitenziaria e affrontare le carenze di organico del personale. Su questa linea anche il sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo, secondo il quale il governo deve fare uno sforzo ulteriore rispetto ai duemila rinforzi che «rischiano di essere insufficienti».

Il sottosegretario ha affermato che la presenza di immigrati negli istituti penitenziari italiani è prevalente nel Nord-Italia, dove si arriva anche al 70%, e che i problemi da affrontare sono molteplici e tutti preceduti dalla necessità di creare un ponte di comprensione linguistica, senza la quale è difficile anche rapportarsi a quelle che sono le richieste più elementari. Anche «di fronte alla piaga della tossicodipendenza, così tristemente presente anche nella nostra popolazione di immigrati, la Polizia Penitenziaria - ha aggiunto il sottosegretario - è stata capace di creare una rete di raccordo con gli operatori interni ed esterni al carcere, tale da consentirne una efficace e concreta partecipazione al recupero». Secondo il capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, Franco Ionta, inoltre, la polizia penitenziaria non deve svolgere solo il ruolo del custode del cancello ma anche l'importante compito di cogliere i segnali di disagio dei detenuti.

Il governo ha risposto al sovraffollamento degli istituti penitenziari italiani varando un piano approvato a metà gennaio in Consiglio dei Ministri. Non è stata scelta la strada dell'indulto, come venne fatto invece nel 2006 dal Parlamento durante la Legislatura in cui governava il centrosinistra, che svuota un po' le carceri per poco tempo, non risolve alcun problema ma, anzi, aggrava la situazione relativa all'ordine pubblico.

Alla base del piano varato dal ministro Alfano c'è la dichiarazione dello stato di emergenza in cui versa attualmente il sistema penitenziario italiano, che durerà fino al 31 dicembre di quest'anno. Quindi gli interventi di edilizia penitenziaria, con la costruzione, entro l'anno, di 47 nuovi padiglioni utilizzando il modello adottato per il dopo-terremoto a L'Aquila. A partire dal 2011, poi, saranno realizzate, sotto la supervisione del capo del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria e Commissario straordinario per l'emergenza, Franco Ionta, le altre strutture previste dal Piano. Complessivamente, tali interventi porteranno alla creazione di 21.709 nuovi posti negli istituti penitenziari e al raggiungimento di una capienza totale di 80mila unità. Per realizzare tutto ciò, saranno utilizzati 500milioni di euro già stanziati in Finanziaria e altri 100milioni di euro provenienti dal bilancio della Giustizia. Sul piano normativo, saranno introdotte novità al sistema sanzionatorio, per prevedere, da un lato, la possibilità della detenzione domiciliare per chi deve scontare solo un anno di pena residua e, dall'altro, la messa alla prova delle persone imputabili per reati fino a tre anni, che potranno così svolgere lavori di pubblica utilità con conseguente sospensione del processo. Il Piano del Guardasigilli, infine, prevede l'assunzione di 2000 nuovi agenti di Polizia Penitenziaria.

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