domenica 19 aprile 2009

Per le europee meno chiacchiere e più impegni concreti


di Antonio Maglietta
maglietta@ragionpolitica.it

venerdì 17 aprile 2009

Antonio Di Pietro, replicando giovedì su Ecoradio alle critiche che Dario Franceschini ha fatto sulla sua candidatura di bandiera alle elezioni europee, ha affermato che «non bisogna aver fatto politica per fare politica. Bisogna avere le mani pulite. Io come leader di un partito devo portare questa squadra in Europa. Lo fa Berlusconi, lo fa Bossi, lo fanno gli altri leader e sarebbe assurdo di fronte ad una maggioranza prepotente che da questa parte nessuno abbia la voglia e il coraggio di sfidarli. Prendo atto che Franceschini non lo voglia, non lo debba e non lo possa fare ma fuggire è un atto di vigliaccheria politica». Nella coalizione di centrosinistra manca poco alla fase del «volo degli stracci» tra Partito Democratico e Italia dei Valori. I primi sono sulla difensiva e si stanno avvicinando con preoccupazione alle prossime consultazioni elettorali (europee ed amministrative), dove sarà possibile, in base ai risultati, capire quale sarà il futuro del partito e cioè se continuerà l'esperienza politica del Pd oppure se le strade degli ex diessini e degli ex popolari si divideranno definitivamente.

E' oramai evidente che nessuno dei leaders del Pd, ognuno supportato da ragioni differenti, ha voglia di mettere la faccia sul risultato del partito di Franceschini alle prossime consultazioni elettorali. Infatti se non lo fa colui che guida il partito perché dovrebbero farlo gli altri? Anche uno degli uomini più in vista dell'era Veltroni, Goffredo Bettini, il vero regista dell'ascesa alla carica di segretario del Pd dell'ex sindaco di Roma (ora anche ex segretario del partito), ha deciso di fare un passo indietro e, con una lettera pubblicata giovedì sul quotidiano Il Messaggero, ha spiegato le ragioni della sua scelta, criticando anche la composizione delle liste («lasciano in me più di una perplessità per un assetto che risente di quel regime correntizio che ho cercato di combattere con tutte le mie forze»).

Dalle parti di Di Pietro, invece, la situazione è differente. L'obiettivo è quello di superare ampiamente il risultato delle ultime elezioni politiche ( 4,371 % alla Camera e 4,315 % al Senato). Ogni punticino in più sarà certamente fatto pesare dal leader dell'Italia dei Valori nel rapporto turbolento che comunque lo lega ancora al Pd, soprattutto se il partito di Franceschini dovesse uscire dalle urne con più di qualche punto percentuale in meno rispetto alle consultazioni politiche (33,174 % alla Camera e 33,695 % al Senato).

L'unica cosa di cui non si parla però, tra una battuta sulla vigliaccheria politica e un'altra sulla candidabilità o meno dei leaders dei partiti, è su cosa e per cosa si batteranno i nostri eurodeputati una volta eletti e, soprattutto, se saranno presenti ed attivi in Parlamento e nelle commissioni. Sarebbe interessante sapere se si attiveranno per migliorare l'attività di alcune agenzie semi-sconosciute ai più ma che svolgono compiti che ci interessano direttamente come ad esempio Frontex, l'Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri dell'Unione europea, molto importante nel quadro delle politiche di contrasto all'immigrazione clandestina. Secondo lo stesso capo della citata agenzia, il finlandese Illka Laitinen, «più pattugliamenti della Ue nel Mediterraneo hanno fallito l'obiettivo di ridurre l'afflusso di immigrati verso l'Italia, Malta e la Grecia» (Sunday Times di Malta, 21 settembre 2008 ). Ecco che a tal proposito, ad esempio, i candidati alle europee ci dovrebbero dire se sono favorevoli al rafforzamento di Frontex e all'aumento dei pattugliamenti nel Mediterraneo, al fine di contribuire al miglioramento della lotta all'immigrazione clandestina e alla tratta degli esseri umani e non certo per creare improbabili ed inutili frontiere-muraglia buone solo per essere scavalcate. Oppure se, come le sinistre hanno fatto fino ad ora in Europa, si attiveranno per arrivare ad un ridimensionamento se non addirittura alla chiusura di questa agenzia.

Ma questo è solo uno dei tanti temi su cui si potrebbe aprire un interessante dibattito in vista delle consultazioni europee. Peccato, invece, che la discussione sia focalizzata sulle presunte vigliaccherie politiche e sull'opportunità o meno delle candidature dei leaders.

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