giovedì 2 aprile 2009

Il Piano Casa del Governo Berlusconi


di Antonio Maglietta
maglietta@ragionpolitica.it

mercoledì 01 aprile 2009

Come recita il comunicato stampa diffuso al termine del Consiglio dei Ministri di mercoledì scorso l'intesa raggiunta a Palazzo Chigi prevede che le «Regioni approvino nel termine di tre mesi proprie leggi per disciplinare interventi volti a migliorare la qualità architettonica ed il risparmio energetico, entro il limite del venti per cento della volumetria esistente, di edifici residenziali uni-bifamiliari o comunque di cubatura non superiore a 1000 metri; le leggi regionali disciplineranno altresì interventi straordinari di demolizione e ricostruzione, con ampliamento per edifici a destinazione residenziale entro il limite del trentacinque per cento della volumetria esistente, al fine di migliorarne qualità architettonica ed efficienza energetica, nonché di utilizzare energie rinnovabili. Saranno esclusi da questi interventi tutti gli edifici abusivi ed i centri storici, nonché altre aree che le Regioni riterranno opportuno rendere inalterabili.

Il ruolo dello Stato si esplicherà con il varo di un prossimo decreto-legge che al fine di velocizzare e semplificare le procedure rimuoverà, ove possibile ed opportuno (nonché d'intesa con le Regioni), i vincoli superabili. Il Governo avvierà in sinergia con Regioni ed autonomie locali uno studio per un ulteriore intervento di politica abitativa teso a soddisfare il fabbisogno di soggetti disagiati che abbiano difficoltà ad accedere al libero mercato degli immobili in affitto. Particolare attenzione, infine, sarà dedicata alla tutela della sicurezza del lavoro nei cantieri».

E' chiaro che siamo dinanzi ad un atto importantissimo che avrà ricadute positive sul piano del rilancio dell'economia nazionale e del mercato occupazionale. Per quanto riguarda il primo punto, il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, ha giustamente ricordato che «secondo un'indagine di Banca d'Italia del 2007, il patrimonio immobiliare e finanziario complessivo degli italiani ammonta a oltre 8 mila miliardi di euro, mentre l'85% delle famiglie abita in una casa in proprietà». Per il ministro «ci sono dunque tutte le condizioni per mobilitare grandi risorse e contribuire all'uscita dalla crisi. Basterebbe che solo il 10% delle famiglie utilizzasse le opportunità offerte dal Piano Casa per mettere in moto investimenti per 50-60 miliardi».

Secondo la Cgia di Mestre, l'impatto occupazionale dovuto all'applicazione del piano potrebbe creare, chiaramente in più anni, almeno 745.000 nuovi posti di lavoro. E' stato stimato, infatti, che l'applicazione su tutto il territorio nazionale del provvedimento in materia di ristrutturazione ed ampliamenti dell'edilizia residenziale privata dovrebbe dar origine ad un giro di affari, spalmato in più anni, di 79 miliardi di euro. Partendo da questo assunto si è analizzata la serie storica della produttività per addetto del settore casa e di tutta la filiera registrata negli ultimi anni arrivando a calcolare, alla luce del nuovo impatto economico, nuovi addetti per 745.000 unità. Sempre secondo l'associazione degli artigiani, ipotizzando che tutte le Regioni adottino il piano edilizio, il 30,3% del giro di affari verrà dal Sud (23,9 mld di euro), il 27% proverrà dal Nordovest (21,3 mld), il 21,8% dal Centro (17,2 mld) ed il 20,9% dal Nordest (16,5 mld).

La chiusura dell'accordo con le Regioni pone dunque fine alle sterili critiche dell'opposizione, che oramai non sa più cosa dire dinanzi alle iniziative del governo che sta rispondendo concretamente agli impegni presi in campagna elettorale e alle difficili sfide dettate dalla crisi economica mondiale. Con un solo atto, infatti, sono stati raggiunti tre obiettivi: dare una risposta ad alcuni problemi relativi all'edilizia residenziale, coniugando sviluppo e sostenibilità ambientale degli interventi; alimentare con il nuovo giro di affari lo sviluppo economico del paese; stimolare il mercato del lavoro ed incrementare la produzione di nuovi posti. Insomma da un lato (governo e maggioranza che lo sostiene) si continua a porre in essere fatti concreti per lo sviluppo del paese mentre dall'altro (centrosinistra) si risponde solo con inutili polemiche e nessuna contro-proposta concreta.

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