venerdì 22 giugno 2007

Coro di no a Visco


di Antonio Maglietta - 21 giugno 2007


«I dati risultanti dalle proiezioni sugli studi di settore resi noti dal vice ministro Vincenzo Visco, sono inventati e non rispondono alla realtà. Sono il frutto di un corto circuito logico, perché Visco applica questi nuovi indicatori non validati dalle associazioni e dalla Commissione di esperti alle dichiarazione dei redditi presentate nel 2006 per dimostrare che oltre la metà dei contribuenti non è in regola. La verità è che sono i suoi indicatori che deformano la realtà in maniera arbitraria. La prova? Secondo l'Ufficio studi dell'Agenzia delle Entrate nella dichiarazione dei redditi 2005 - ovvero con livelli di reddito certificati secondo gli accordi intercorsi tra Amministrazione e categorie - l'82,34% risultava essere congruo (il 68,57% in modo naturale un altro 13,77% successivamente) e solo il 17,66% risultava essere non congruo». Questo il commento di Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre, dopo aver appreso i dati presentati martedì dal vice ministro all'Economia, Vincenzo Visco, sugli studi di settore. «Insomma - conclude Bortolussi - non solo Visco ha infranto gli accordi con le categorie ma si difende accusandole di evadere le tasse e applicando retroattivamente degli indicatori che non hanno nessun rigore statistico. Per questo lo sfidiamo pubblicamente, dove e quando vuole, a dimostrare il contrario».
Infatti martedì scorso Vincenzo Visco, forse per rompere l'assedio mediatico che lo ha costretto da oramai diverso tempo a sfoggiare un british low profile, aveva sottolineato che il 53,8% dei lavoratori autonomi e delle piccole imprese dichiarano troppo poco al fisco, ricevendo inoltre, in tarda serata, persino l'appoggio di Palazzo Chigi da cui echeggiava, seppur timidamente, la sibillina dichiarazione: la posizione del viceministro dell'Economia Vincenzo Visco sugli studi di settore viene giudicata da palazzo Chigi la più seria (AGI 19 giugno - h. 19:37). Quindi per Palazzo Chigi non sono serie neanche le posizioni della Confesercenti? Ricordiamo infatti che nella stessa giornata di martedì si era svolta l'Assemblea nazionale dell'associazione e, dal palco della manifestazione, il Presidente Marco Venturi, nella sua relazione, toccando il tema del fisco, aveva dichiarato che: «Da parte nostra abbiamo già detto al Governo di essere nettamente contrari al metodo ed ai contenuti dei provvedimenti» e, preannunciando iniziative unitarie e forti di contrasto a tali decisioni, aveva aggiunto che «sarebbe meglio che la vostra attenzione si concentrasse sulla rilevante evasione totale e sulle grandi società di capitale. Persino una recente dichiarazione del vice Ministro Visco, da cui però non trae le dovute conseguenze, conferma quello che noi, inascoltati, sosteniamo da molti anni, e cioè che le grandi imprese, utilizzando le pieghe di favorevoli provvedimenti, non pagano tasse o ne pagano poche».
Al coro di proteste si è aggiunta anche Apa-Confartigianato, che conferma il proprio dissenso dinanzi «all'inaccettabile aumento della pressione fiscale» e, nell'assemblea organizzata martedì sera, i rappresentanti di tutte le categorie hanno ribadito un «no» deciso e inequivocabile all'applicazione dei nuovi studi di settore voluti dal vice ministro Vincenzo Visco. «Le oltre 93mila imprese artigiane, con circa 250mila addetti, che operano a Milano e provincia - hanno dichiarato Dario Visconti e Guido Cesati, rispettivamente presidente e segretario generale di Apa-Confartigianato Milano - ribadiscono di non essere in grado di sostenere il notevole innalzamento dell'ammontare dei ricavi per risultare allineati ai nuovi indici di normalità economica messi a punto dal ministero delle Finanze e applicati già a partire dalle dichiarazioni dei redditi per l`anno 2006».
Insomma, Visco ha deciso di affrontare rudemente il problema dell'evasione fiscale senza il necessario dialogo con le categorie interessante e senza andare alla fonte del problema, e cioè l'elevata pressione fiscale che rischia di soffocare anche le realtà economiche più dinamiche e virtuose del Paese, come ad esempio quelle del lombardo-veneto e quindi figuriamoci le altre. Infatti mercoledì, il Presidente della Confesercenti, ritornando sul tema, ha rilevato dai microfoni della radio Rtl 102,5 che: «Noi contestiamo quello che dice Visco, lui dice che il 53,8% degli studi di settore non sono congrui, però non ragiona e non spiega perché si creino questi meccanismi». Ed ancora: «La realtà italiana è che il 40% delle imprese commerciali nel giro di 6 anni chiude, perché non in grado di reggere e campare con quei redditi che vengono dichiarati: queste sono cifre che non si possono ignorare». Sembra però che a Visco e, vista la solidarietà ricevuta, a tutto il Governo in maniera collegiale, queste cifre, oltre ad essere ignorate, non interessano.

Nessun commento:

Google