mercoledì 27 aprile 2011

L'iniziativa italo-francese per porre un argine all'immigrazione



di Antonio Maglietta
maglietta@ragionpolitica.it
mercoledì 27 aprile 2011

Il vertice italo-francese ha sancito una posizione comune tra i due paesi sulla necessità di aggiornare il trattato di Schengen in materia di libera circolazione, uno dei pilastri su cui si regge l'Unione europea. Dalle parole emerse durante e dopo l'incontro sembra che ci sia l'intenzione di promuovere un'iniziativa comune in ambito comunitario per rinnovare le parti più datate del trattato, già entrata in una fase operativa con l'invio di una lettera congiunta di Berlusconi e Sarkozy ai presidenti della Commissione e del Consiglio europeo, José Manuel Barroso e Herman Van Rompuydi, dove, tra le altre cose, si toccava proprio questo argomento.

Un portavoce dell'Esecutivo comunitario, Olivier Bailly, ha assicurato che la Commissione si impegna a presentare già il 4 maggio prossimo delle «piste di riflessione», in risposta alla richiesta franco-italiana. Quando nel 1985 solo 5 paesi (Belgio, Francia, Lussemburgo, Germania e Paesi Bassi) stipularono quell'accordo era evidente che l'unico obiettivo strategico era di creare uno spazio dove era possibile la libera circolazione, e non si prese nella dovuta considerazione l'ipotesi di inserire strumenti normativi idonei per fronteggiare adeguatamente eventi straordinari legati ad una massiccia immigrazione di massa dai paesi vicini. Lo scenario si era evoluto già dall'elaborazione della Convenzione nel 1990 (entrata in vigore 5 anni dopo) e dall'inserimento dell'accordo nel quadro legislativo dell'Unione europea attraverso il trattato di Amsterdam del 1997, e la progressiva adesione di altri paesi, con il conseguente allargamento dello spazio di libera circolazione e lo spostamento dei confini dell'Unione su tutta la sponda mediterranea e, quindi, a maggior contatto con il continente nero e con le direttrici dell'immigrazione di massa.
Le rivoluzioni in corso in nord-Africa e in alcuni paesi del Medioriente impongono ora alcune modifiche al trattato per permettere al Vecchio Continente di rispondere con reattività ed efficacia agli eventi in corso nei paesi vicini, che potrebbero avere ripercussioni dirette su di noi. In questo quadro, la richiesta di modificare l'accordo di Schengen, insieme con le altre formalizzate congiuntamente da Italia e Francia (politica comune europea sull'asilo; avvio di un nuovo partenariato fra l'Ue e la sponda sud del Mediterraneo per sostenere lo sviluppo delle democrazie nascenti nei paesi che ne fanno parte; rafforzamento dell'agenzia per le frontiere esterne) mira a porre un argine a una probabile migrazione di massa verso l'Europa e a fornire gli strumenti idonei per fronteggiare questa evenienza ai paesi frontalieri come il nostro.
Si tratta di chiarire la definizione di «minaccia all'ordine pubblico» (oggi di competenza dei soli Stati membri) e di aggiungere eventualmente altri criteri, come l'afflusso massiccio di migranti irregolari, fra le motivazioni che si possono invocare per attivare la clausola di sospensione della libera circolazione. La lettera congiunta su questo punto non contiene criteri o condizioni particolarmente precise e, quindi, permette alla Commissione europea di avanzare una serie di proposte per cercare di arrivare a un accordo tra gli Stati membri nei due Consigli Affari interni e di giustizia di maggio e giugno, o anche nel vertice Ue del 24 e 25 giugno, in modo da presentare in estate le vere e proprie modifiche normative.
Oggi tutti i casi di sospensione del trattato si sono avuti per motivi di ordine pubblico in relazione allo svolgimento di grandi eventi. Non basta più. I pericoli portati dal terrorismo internazionale, la lotta contro il traffico degli esseri umani, la salvaguardia dei confini dei paesi frontalieri dell'Unione e, di conseguenza, di quelli europei, impongono una modifica di quegli accordi.

FONTE

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