giovedì 11 febbraio 2010

Le azioni del governo per contrastare la crisi


di Antonio Maglietta
maglietta@ragionpolitica.it

mercoledì 10 febbraio 2010

Quando si parla nel dibattito pubblico della crisi economica è sempre bene ricordare che dietro i numeri e le tabelle ci sono persone e famiglie in difficoltà e che analizzare l'andamento della crisi basandosi sui dati disponibili non significa certo sminuire la sofferenza di questa gente, ma solamente dare un quadro generale di quello che succede. I lavoratori colpiti dalla crisi e le loro famiglie, oltre al necessario aiuto, non possono che avere il massimo rispetto e la massima solidarietà possibile da parte di tutti.

Detto questo, nel dibattito pubblico sull'andamento della crisi economica vanno posti alcuni punti fermi. In primis la stabilità dei conti pubblici del nostro Paese, frutto della lungimirante scelta da parte di questo governo di varare una manovra triennale nel 2008. A questo va aggiunta la recente riforma che ha previsto un assetto più rigoroso nei documenti di bilancio (la legge di Stabilità al posto della Finanziaria e la Dfp, la Decisione di finanza pubblica, al posto del Dpef). Recentemente il direttore esecutivo per l'Italia del Fmi, Arrigo Sadun, ha affermato che il nostro «non è un paese a rischio per quanto riguarda la tenuta dei conti pubblici». La crisi, ha spiegato, «è stata affrontata in una posizione di relativa forza ed è stata gestita molto bene». Per questo, ha proseguito, «sarebbe una forzatura mettere l'Italia nel novero dei paesi a rischio». Il nostro paese, ha evidenziato il rappresentante del Fmi, «ha un problema di debito pubblico che non deriva dalla crisi ma che si trascina da molto tempo». Debito pubblico che, secondo Sadun, «ha imposto una politica fiscale estremamente prudente, di cui il mercato ha riconosciuto l'efficacia».

Seconda questione: la tutela dei posti di lavoro. La disoccupazione in Italia continua a salire ma si mantiene a un livello molto più basso della media europea. A dicembre - secondo gli ultimi dati disponibili (Istat e Ocse) - il tasso dei senza lavoro ha raggiunto l'8,5% (+0,2% rispetto a novembre e +1,5% rispetto all'anno precedente). Si tratta di un dato inferiore a quello medio dell'aerea Ocse (8,8%; dato stabile su base mensile e +1,8% su base annuale) e dell'area euro (10%; +0,1% rispetto a novembre 2009 e +1,8% rispetto a dicembre del 2008).

Inoltre, secondo i dati dell'Inps sono state effettivamente utilizzate il 63% delle ore autorizzate complessivamente per la cassa integrazione nei primi 11 mesi del 2009. L'Inps ha comunicato, inoltre, che nei primi 11 mesi dell'anno sono stati effettivamente spesi per la cassa integrazione poco più di 5 miliardi di euro, circa un terzo dei 16 miliardi messi a disposizione per il 2009. Per la cassa integrazione ordinaria il «tiraggio» (ore effettivamente utilizzate su ore autorizzate) è stato del 61% rispetto al 70% dello stesso periodo del 2008 mentre per la straordinaria il consumo si è fermato al 68% contro l'86% dello stesso periodo dell'anno precedente. Sempre secondo l'Inps, le richieste di cassa integrazione a gennaio 2010 sono diminuite del 17% rispetto a dicembre mentre sono aumentate del 186,6% rispetto a gennaio 2009, quando la crisi cominciava a manifestare i suoi effetti sul sistema produttivo. Si tratta di 84,5 milioni di ore autorizzate contro i 101,8 milioni autorizzate a dicembre 2009. Guardando nel dettaglio, è scesa rispetto al mese precedente soprattutto la cassa integrazione ordinaria (quella prevista per affrontare situazioni temporanee di mercato), che ha fatto segnare un confortante -20,78% (39,5 milioni di ore a gennaio contro i 49,9 chiesti di dicembre), mentre la straordinaria è scesa del 14,83% (25,1 milioni di ore contro i 29,5 di dicembre). E' diminuita rispetto a dicembre anche la cassa in deroga (strumento non disponibile a gennaio 2009) con un -11,16% (da 22,3 milioni di ore a 19,8). Tutti questi dati ci dicono in sostanza che il sistema degli ammortizzatori sociali del nostro Paese ha raggiunto l'obiettivo più importante: salvaguardare i posti di lavoro.

Al ministero dello Sviluppo economico, inoltre, da mesi i tecnici lavorano per assicurare un buon esito ai confronti fra aziende e sindacati. Una task force attivata dal ministro Claudio Scajola per affrontare gli effetti della crisi ha gestito nel 2009 più di 150 tavoli che hanno coinvolto oltre 300mila lavoratori. Poi i riflettori dei media magari si accendono solo in alcuni casi, ma c'è un enorme lavoro fatto da questo governo che magari non riceverà neanche 15 minuti di celebrità, ma certamente fa sentire in maniera forte la presenza delle istituzioni in tutte quelle situazioni delicate dove è in gioco il futuro dei lavoratori e delle loro famiglie.

Altra questione molto importante è la difesa dei risparmi e la tutela del sistema creditizio. Secondo i dati Istat, con riferimento al periodo compreso tra ottobre 2008 e settembre 2009, su base congiunturale la spesa delle famiglie italiane si è ridotta dello 0,6% e gli investimenti del 2,9%. La paura del futuro ha invece portato ad aumentare i risparmi dello 0,2% su base congiunturale e dello 0,4% su base tendenziale. La crisi ha spinto le famiglie italiane a contrarre consumi e investimenti più di quanto consentiva loro il reddito disponibile e nel periodo dove la crisi economica ha morso di più è invece aumentata la propensione al risparmio. A questo va aggiunto che il risparmio, uno dei punti di forza del sistema paese, è stato adeguatamente protetto dal Governo. In aggiunta ai sistemi di protezione già in vigore per i depositi dei risparmiatori, infatti, anche lo Stato ha offerto la sua copertura a protezione dei risparmi, fino a un massimo di 103mila euro, per un periodo di 36 mesi. E a questo vanno sommate le sanzioni alle banche nel caso in cui il trasferimento del mutuo non si perfezioni entro il termine di 30 giorni dalla richiesta, l'istituzione dei comitati di controllo del credito presso le Prefetture, il massimo scoperto ridotto allo 0,5%, le regole più favorevoli per la valuta assegni e i c.d. Tremonti-bond (obbligazioni emesse dalle banche italiane quotate in borsa e sottoscritte dal Ministero del Tesoro. Come contropartita, le banche pagano allo Stato una cedola annuale tra il 7,5 e l'8,5% per i primi anni e si impegnano a favorire il credito alle famiglie e alle imprese, soprattutto piccole e medie). In pratica il Governo, oltre a garantire la solidità del sistema bancario, ha messo in sicurezza i risparmi delle famiglie che, se in generale sono uno dei punti di forza del nostro sistema paese, in periodi di magra si trasformano in una vera e propria ancora di salvezza.

Non va certamente dimenticato, inoltre, che contemporaneamente è stata giocata anche la partita della difesa del reddito attraverso misure come l'abolizione dell'ici e dei ticket sanitari da 10 euro su diagnostica e specialistica, i bonus famiglia, elettricità, gas e vacanze, la sospensione per tutto il 2009 degli sfratti, la conferma della detrazione del 36% per la ristrutturazione e del 55% per il risparmio energetico, la detassazione per tutto il 2009 e il 2010 dei premi di produzione dei lavoratori con reddito fino a 35mila euro con un'aliquota secca del 10%, ecc.

Secondo gli ultimi dati Istat, inoltre, le retribuzioni nel 2009 sono cresciute più dei prezzi al consumo, anche grazie al rinnovo di gran parte degli accordi scaduti, alcuni dei quali con il nuovo modello contrattuale. Le retribuzioni contrattuali orarie nell'anno sono aumentate del 3% rispetto al 2008, meno del 3,5% registrato nell'anno precedente, ma molto più velocemente dell'inflazione che si è attestata allo 0,8%. Anche per i dipendenti pubblici l'aumento delle retribuzioni contrattuali è stato del 3%.

A questo va aggiunta anche la strategia del rilancio del piano delle grandi opere infrastrutturali avviato nel 2001 e quella sulla casa. Quest'ultima basata su tre linee d'azione: il c.d. «Piano Casa» (costruzione di 100.000 nuovi alloggi popolari in cinque anni), la c.d. «lex Silvia» (facilitare l'ampliamento di abitazioni già esistenti) e la vendita delle case popolari agli inquilini che già le abitano. Una serie di azioni che soddisfano una duplice esigenza: rispondere ai fabbisogni dei senza casa e dei vecchi proprietari e rilanciare il settore dell'edilizia che, dando lavoro a centinaia di migliaia di persone, può fare da traino per la ripresa economica (le organizzazioni del settore edilizio stimano in almeno 60 miliardi la cifra che queste misure attiveranno sul mercato).

In conclusione è possibile affermare che il governo ha messo in campo una serie di azioni per contrastare gli effetti della crisi nell'ambito di una visione globale che è stata basata sostanzialmente: sulla stabilità dei conti pubblici, sulla difesa dei posti di lavoro e dei risparmi, sulla tutela del sistema creditizio e del reddito, sul rilancio dell'economia attraverso il traino dell'edilizia.

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