giovedì 26 febbraio 2009

Nuove iniziative contro l'immigrazione clandestina


di Antonio Maglietta
maglietta@ragionpolitica.it

giovedì 26 febbraio 2009

Secondo gli ultimi dati dell'Istat la popolazione residente in Italia ha superato lo storico tetto dei 60 milioni di abitanti. Scrive l'istituto di statistica che «con la trasformazione dell'Italia da paese di emigrazione a paese di immigrazione e con la concomitante contrazione delle nascite, la popolazione residente ha subito una vistosa accelerazione soprattutto negli ultimi anni. Si consideri, ad esempio, che cumulando il periodo 2002-2008 il saldo naturale risulta negativo per 67 mila unità mentre il saldo migratorio con l'estero è positivo per circa 2 milioni 400 mila unità». Insomma, gli stranieri che vivono stabilmente nel nostro paese sono una realtà sempre più importante ed è bene che si tenga conto di questi numeri, soprattutto con riferimento ai nuovi ingressi, affinché i fattori da tener presente siano più ampi della sola disponibilità dei posti di lavoro e comprendano anche le politiche abitative e scolastiche e la capacità di risposta dei nostri servizi sociali.

Invitato ad intervenire ad un incontro sul tema «Emigrazione e speranza», promosso dall'Associazione internazionale «Carità politica», monsignor Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio per i Migranti, ha preso le mosse dall'encliclica Spe Salvi di Benedetto XVI, sottolineando che «emigrazione e speranza formano per noi un binomio inscindibile». La speranza è il sentimento di fiduciosa attesa della realizzazione, presente o futura, di quanto si desidera. E cosa desiderano gli immigrati che vengono a lavorare nel nostro o in altri paesi? Semplicemente una condizione di vita migliore per sé ed i propri cari. E' bene allora che i paesi ospitanti si attrezzino per essere in grado di rispondere a tali aspettative, cercando di trovare un equilibrio tra gli interessi in campo, in primis quello dei propri cittadini, con particolare riguardo agli strati più deboli della popolazione. Ma l'equilibrio è possibile trovarlo solo se si costruisce un sistema di ingressi, uscite e respingimenti razionale e che salvaguardi e tuteli gli stranieri in regola con le leggi italiane e punisca adeguatamente chi non lo è. Le vie di mezzo e le zone grigie sono sempre deleterie e si rivelano certamente negative nel lungo periodo perché alimentano l'illegalità diffusa e danno la pericolosa sensazione di uno Stato assente, in cui il rispetto delle regole è demandato solo alla propria sensibilità perché tanto la violazione non comporta alcuna sanzione.

Il contrasto all'illegalità non può essere compiuto solo a fatti accaduti ma certamente, e soprattutto, anche in via preventiva sia per quanto riguarda gli irregolari (stranieri che non hanno più i requisiti previsti dalla legge per restare sul nostro territorio) che i clandestini (stranieri che entrano illegalmente nel nostro territorio). Per quanto riguarda il contrasto all'immigrazione clandestina, il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, ha incontrato giovedì a Bruxelles le delegazioni di Grecia, Cipro e Malta per fare il punto sull'iniziativa comune che i quattro paesi hanno preparato per fronteggiare tale fenomeno nel Mediterraneo. L'iniziativa è stata portata all'attenzione degli altri 23 ministri europei, nel corso del Consiglio Affari Interni che si è aperto nella stessa giornata di giovedì sempre nella capitale belga. Lo scopo dell'iniziativa comune è quello di contrastare in modo organico e più organizzato l'immigrazione clandestina alle frontiere marittime del Mediterraneo. Tra le proposte che vengono avanzate c'è la richiesta di risorse aggiuntive per il contrasto alla clandestinità, ma anche un maggiore coordinamento tra le diverse capitali. I quattro paesi sollecitano, infine, il Consiglio Ue a dotare Frontex, l'Agenzia europea per il controllo delle frontiere esterne, delle risorse finanziarie necessarie e gli Stati membri a fornire mezzi operativi adeguati.

E' bene che tutti i partners europei capiscano che rafforzare Frontex, dotandola di più mezzi più uomini e più risorse, non sarebbe certo una costosa regalia ai paesi della frontiera sud dell'Europa, ma una scelta lungimirante per il bene comune, perché un clandestino che entra in Italia, in Grecia, in Spagna non è detto che resti in questi territori. Anzi spesso e volentieri si tratta solo di una tappa obbligata per arrivare a ben altre destinazioni nel centro o nel nord Europa. Per questo motivo il contrasto all'immigrazione clandestina nel Mediterraneo non è un problema dei paesi della frontiera sud del Vecchio Continente, ma un problema di tutti i paesi europei.

Nessun commento:

Google