venerdì 13 febbraio 2009

Immigrazione e pacchetto sicurezza


di Antonio Maglietta
maglietta@ragionpolitica.it

giovedì 12 febbraio 2009

Secondo l'ex ministro Livia Turco (Pd) «le ultime leggi del governo in materia di sicurezza hanno un effetto opposto rispetto a quello che viene dichiarato. Invece che garantire la sicurezza, finiranno per incrementare l'insicurezza. Pur pensando male del governo Berlusconi, non avrei mai immaginato che sarebbe stato così succube della Lega in materia di sicurezza e immigrazione». Le idee del Carroccio, secondo la Turco, «sono pesanti dal punto di vista delle norme, ma ancor di più dal punto di vista del messaggio culturale che viene lanciato». Secondo l'esponente democratica, «l'emendamento più clamoroso rimane quello riguardante le cure sanitarie per i clandestini». Su questo tema, «il governo deve avere il coraggio delle scelte che fa e non nascondersi dietro menzogne per giustificare quello che fa. Gli immigrati irregolari avranno paura di essere denunciati, non si rivolgeranno al servizio sanitario pubblico e il rischio di contagio per i cittadini italiani sarà molto più alto». L'emendamento cui fa riferimento l'ex ministro, passato nell'aula del Senato con 156 sì, 132 no e un astenuto, è inserito nel testo presentato dal governo in materia di sicurezza pubblica, licenziato il 5 febbraio da Palazzo Madama e ora all'attenzione della Camera.

Il provvedimento in questione, oltre a dare la possibilità ai medici di denunciare i clandestini che si rivolgono per cure alle strutture sanitarie pubbliche (è stato cancellato il comma 5 dell'articolo 35 del decreto legislativo 25 luglio 1998 n. 286 che recita: «L'accesso alle strutture sanitarie da parte dello straniero non in regola con le norme di soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all'autorità salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parità di condizioni con il cittadino italiano»), prevede il carcere fino a quattro anni per i clandestini che rimangono sul territorio nazionale nonostante l'espulsione e fissa da 80 a 200 euro la tassa per il permesso di soggiorno (versamento non dovuto per il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno per richiesta di asilo, per protezione sussidiaria, per motivi umanitari).

Cosa c'è di così scandaloso? Nulla. Ai medici non è imposto alcun obbligo, ma è concessa solo una facoltà esperibile secondo coscienza. I medici non diventeranno certo delle spie e ai clandestini che si dovessero rivolgere alle strutture sanitarie nazionali continueranno ad essere fornite tutte le cure del caso, così come è sempre avvenuto. La previsione normativa s'inserisce in un pacchetto di interventi che cerca di contrastare il fenomeno dell'immigrazione clandestina e che certo non viola i diritti umani di chi, nella maggior parte dei casi, scappa dalla guerra o dalla fame o, spesso e volentieri, da entrambe le cose. La volontà del governo e della maggioranza che lo sostiene è solo quella di cercare di creare un sistema che incentivi il canale dell'immigrazione regolare e penalizzi al contempo clandestinità ed irregolarità. In tale contesto, proprio perché si parla di sistema e non di singoli interventi, va letto anche l'accordo con la Libia, da cui parte la stragrande maggioranza delle persone che sbarcano clandestinamente sulle nostre coste, che è stato sottoscritto ricalcando il modello d'intervento applicato anche con l'Albania e che, al momento, sembra essere l'unica strada per contrastare in maniera efficace le direttrici via mare della tratta dei clandestini verso il nostro paese.

Nessuno vuole introdurre in Italia norme xenofobe e razziste, ma solo cercare di gestire nei migliori dei modi un fenomeno che, se lasciato nel caos o regolato secondo il lassez-faire, potrebbe creare delle situazioni ancora più difficili di quelle che si devono affrontare oggi. Bisogna partire dal presupposto che i sentimenti anti-immigrati nascono a causa dell'aumento del tasso di criminalità tra i clandestini. Infatti gli immigrati regolari hanno un tasso di criminalità che è sugli stessi livelli della loro percentuale di incidenza sul totale della popolazione italiana. Il Rapporto sulla criminalità in Italia del 2007 (pag. 360) sottolinea che «nel complesso gli stranieri regolari denunciati sono stati nel 2006 quasi il 6% del totale dei denunciati in Italia. E gli stranieri regolari sono meno del 5% della popolazione residente». Secondo un recente studio pubblicato dalla Banca d'Italia, non ci sarebbe alcuna relazione tra l'aumento dell'immigrazione e l'incremento dei reati. Ma i problemi nascono anche dal fatto che la quota per i flussi verso il nostro paese ha come unico riferimento la disponibilità di posti di lavoro (senza considerare invece altri elementi di sistema fondamentali come l'assistenza sociale, quella sanitaria, le politiche abitative e quelle scolastiche) e a causa del mancato funzionamento di alcune strutture fondamentali come i consigli territoriali per l'immigrazione, che sono organismi istituiti proprio per monitorare in sede locale la presenza degli stranieri sul territorio e la capacità di assorbire i flussi migratori.

Vanno bene tutte le proteste e tutte le eccezioni sollevate sul pacchetto sicurezza del governo (anche se assolutamente non condivisibili) perché le critiche (civili) e il confronto sono sempre uno stimolo a fare meglio. Certamente, però, non si possono accettare lezioni sulla legalità da parte di quelli stessi esponenti del centrosinistra che avevano proposto e ripropongono ancora oggi l'introduzione nel nostro ordinamento della sponsorizzazione (ossia garanti pubblici e privati per gli immigrati che vengono sul nostro territorio per motivi di lavoro pur non avendo un contratto) e dell'autosponsorizzazione (immigrati che vengono in Italia per gli stessi motivi senza avere un contratto ma in possesso di adeguate risorse finanziarie) e cioè di due strumenti che avrebbero seriamente rischiato di alimentare il riciclaggio del denaro sporco (chi e come avrebbe controllato la provenienza dei soldi dichiarati dagli immigrati nel caso dell'autosponzorizzazione? Chi e come avrebbe controllato lo sponsor, magari un semplice prestanome, nel caso della sponsorizzazione?) e causato l'implosione del nostro sistema di accoglienza (la consistenza del flusso, senza un serio filtro all'ingresso, sarebbe stata indefinita).

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