giovedì 15 dicembre 2011

Perché accanirsi sui proprietari di case?



di Antonio Maglietta
maglietta@ragionpolitica.it
mercoledì 14 dicembre 2011

La manovra varata dal governo Monti è una vera e propria frustata ai cittadini italiani. Al netto delle varie considerazioni di ordine politico, è indubbio che il provvedimento sia molto sbilanciato sul fronte delle tasse e poco su quello dei tagli. Diciamo subito che sostenere questi provvedimenti con il voto parlamentare, anche se si tratta d’interventi spesso iniqui e sempre impopolari, è un atto di responsabilità. Detto questo, però, appare evidente che ci sono delle criticità in questo testo che dovranno essere corrette quanto prima possibile.

Il pezzo più pesante della manovra, e forse anche quello più contestato, è rappresentato dall’introduzione della nuova Imu sulla casa (11 miliardi di euro). Le disposizioni dell'articolo 13 della manovra sono finalizzate ad anticipare, in via sperimentale a decorrere dall'anno 2012 e fino al 2014, l'applicazione dell'imposta municipale propria (Imu) prevista dagli articoli 8 e 9 del decreto legislativo 14 marzo 2011, n. 23, con alcune modifiche rispetto alla formulazione originaria del testo.

L'Imu, che sostituisce per la parte immobiliare l'imposta sul reddito delle persone fisiche e le relative addizionali dovute in relazione ai redditi fondiari attinenti ai beni non locati e l'imposta comunale sugli immobili (Ici), verrà applicata a regime dal 2015. Sono compresi tra gli immobili anche l'abitazione principale e le pertinenze della stessa. E qui casca l’asino, perché non stiamo parlando dell’ennesima casa di proprietà ma dell’abitazione principale e cioè quella che, nella maggior parte dei casi, molti hanno acquistato con i sacrifici di una vita (propri o della propria famiglia).

Quando il governo Berlusconi eliminò la tassa sulla prima casa, la ratio era molto semplice: non è concepibile far pagare altre tasse su un bene primario per ogni famiglia italiana su cui già gravano tantissime spese aggiuntive, oltre che immensi sacrifici, all’atto dell’acquisto «L'abitazione è luogo e supporto della vita familiare e di quella comunitaria; è oggetto culturale, usato per contrassegnare lo spazio, per esprimere sentimenti, per comunicare identità; può essere luogo o strumento di lavoro, merce, bene di consumo; inoltre espressione di status e risorsa da cui dipendono le condizioni di vita della famiglia» (Antonio Tosi, Enciclopedia delle Scienze Sociali, Treccani).

L’abitazione principale è il centro della nostra stessa vita ed è parte della nostra identità. Come si fa a tassare ulteriormente un bene su cui gravano già tante spese al momento dell’acquisto tra agenzie, notaio, mutuo e tasse che ne fanno lievitare enormemente il costo finale? La prima casa non è un oggetto che identifica uno status di ricchezza sopra la media ma un bene spesso frutto del risparmio.

INel corso del iter nelle commissioni parlamentari, le disposizioni sulla nuova Imu sono state modificate rispetto al testo originario.nizialmente era stata prevista solo una detrazione di 200 euro per tutti sulla prima casa (abitazione principale). Ora con le nuove modifiche per gli anni 2012 e 2013 la detrazione è maggiorata di 50 euro per ciascun figlio di età non superiore a ventisei anni, purché dimorante abitualmente e residente anagraficamente nell’unità immobiliare adibita ad abitazione principale. L’importo complessivo della maggiorazione, al netto della detrazione di base, non può superare l’importo massimo di euro 400. I comuni, peraltro, possono disporre l’elevazione dell’importo della detrazione, fino a concorrenza dell’imposta dovuta, nel rispetto dell’equilibrio di bilancio.

E’ evidente che si tratta comunque di un miglioramento rispetto alla formulazione originaria, frutto del lavoro svolto dal Pdl durante la discussione del provvedimento nelle commissioni parlamentari a Montecitorio. La richiesta iniziale del Pdl era di alleviare il peso dell’introduzione di una tassa sulla prima casa con la previsione di detrazioni per i nuclei familiari numerosi e per le giovani coppie che accendono il primo mutuo. La prima richiesta è stata accolta mentre la seconda no e già questo è un punto a sfavore del governo Monti perché non tutelare i giovani che decidono di formare una famiglia è l’ennesimo atto che danneggia chi in questo Paese ha meno di 35 anni.

Altra nota negativa è la detrazione a tempo, limitata ai soli anni 2012 e 2013. Sarebbe stato opportuno, invece, rendere strutturale la detrazione per dare più certezze a chi ha una famiglia numerosa. Tutti sappiamo che stiamo attraversando un momento difficile e che i sacrifici da affrontare saranno tanti ma è pur vero che introdurre elementi di equità li avrebbe resi quantomeno leggermente più digeribili. Questi elementi di equità avrebbero dovuto tenere conto del reddito del nucleo familiare, del numero dei componenti e dell’età (giovane) di quelle coppie che accendono il primo mutuo. Non aver preso in considerazione questi parametri significa rifiutare di introdurre nella manovra, nella parte concernente la tassazione sulla casa, elementi a favore delle categorie più deboli. E’ vero che siamo in una situazione particolare ma è proprio in questi momenti delicati che bisogna tutelare (a saldi invariati) chi è più in difficoltà e chi ha meno possibilità di difendersi dalla tempesta scatenata dalla crisi economica.

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